«Condanna assoluta per chi semina odio razziale, verso qualunque popolo, religione o gruppo etnico». È la decisa presa di posizione del sindaco Andrea Cereser su quanto...
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Ieri doveva essere il giorno degli accertamenti del luogo in cui questa associazione, la Arrahma, opera, da parte della Polizia locale. «Abbiamo svolto un sopralluogo sulla sede di via Noventa - spiega Cereser - mantenendoci in contatto con le forze dell'ordine e informandole di quanto di nostra conoscenza. A quanto ci risulta l'associazione ha un regolare contratto con una immobiliare lombarda. Non ci sono neanche limiti di persone che vi possono accedere in quanto si trattava di una attività commerciale, quella che operava prima». Per Cereser c'è la necessità di insistere nel lavoro di relazioni con gli stranieri, «che vogliono vivere in pace». «San Donà, città martire in due guerre mondiali, è città di pace, e non permette lo sviluppo dell'odio, anche a tutela delle stesse comunità che ospita».
Ed anche ieri si sono registrate altre prese di posizione da parte dei politici locali. «Le parole pronunciate dall'Imam Abdelbar Raoudi - dicono Silvia Lasfanti e Luca Morosin della civica Cittàinsieme - distruggono il lavoro svolto da buona parte della comunità musulmana a favore dell'integrazione e della costruzione di una società multiculturale, con impegno, dedizione e lontano dalle »luci della ribalta. Da parte nostra, non verrà meno l'impegno a favore del dialogo e dell'integrazione per tutti i migranti residenti a S. Donà, in collaborazione con quanti, tra loro, hanno lo stesso desiderio". Per la segreteria del Pd non si deve correre il rischio di generalizzare. «Se l'interpretazione del discorso del giovane »imam" è corretta - spiega il segretario David Vian - è giusto che sia stato allontanato, ma non invochiamo l'espulsione per tutti i fratelli musulmani, come purtroppo suggeriscono certi commenti, anche di alcuni esponenti politici. La discriminazione, di qualsiasi diversità o differenza, non ci appartiene. Al contrario, come dice anche Papa Bergoglio, dobbiamo essere «messaggeri di pace e fratellanza» e, come la storia della ricca Serenissima ci insegna, è solo valorizzando le differenze, non reprimendole, che possiamo crescere, culturalmente e non solo".
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Il Gazzettino