Il risiko delle facoltà piace agli studenti: «Ma prima i servizi»

Il risiko delle facoltà piace agli studenti: «Ma prima i servizi»
UNIVERSITÀTREVISO Il Risiko delle facoltà va bene ma a due condizioni: che gli studenti non vengano penalizzati e che, prima di dare il via al grande valzer delle sedi, si...

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UNIVERSITÀ
TREVISO Il Risiko delle facoltà va bene ma a due condizioni: che gli studenti non vengano penalizzati e che, prima di dare il via al grande valzer delle sedi, si gettino le basi per tutti quei servizi universitari che ancora non ci sono. La pensano così i rappresentanti degli studenti di Ca' Foscari e del Bo, presi un po' in contropiede dall'annuncio fatto da Fondazione Cassamarca, che ha puntato sul potenziamento del polo universitario trevigiano proponendo al Bo di portare all'ex Distretto i corsi di Medicina già presenti in città ma distribuiti in più sedi e di ipotizzare la creazione di un corso di laurea completo, quindi di sei anni, proprio in Medicina e Chirurgia. Questo arrivo provocherà il trasferimento delle lezioni di Ca' Foscari al palazzo della Dogana e di Giurisprudenza nel palazzo ex Ance di via Tolpada.

OTTIMISMO
«Siamo molto soddisfatti nell'apprendere che si vuole potenziare e valorizzare il polo universitario trevigiano - afferma Carlo Alberto Correale, studente di Giurisprudenza e rappresentante degli studenti - rappresenta il coronamento di una battaglia che portiamo avanti da almeno sei anni. Il risiko delle sedi? Va tutto bene, non abbiamo pregiudizi e siamo aperti a ogni possibilità a patto che gli studenti non vengano penalizzati. Per fare un esempio: adesso, chi arriva a Treviso da fuori, scende in stazione e nel giro di duecento metri si trova già in sede. Ecco, ci piacerebbe che questo non cambiasse. I servizi? Ci sono già diversi ristoranti convenzionati con l'Esu in cui si possono utilizzare buoni pasto, altri servizi sono invece più necessari come la biblioteca, da sempre spina nel fianco per noi di Giurisprudenza».
CHIAREZZA

Irene Pizzolotto di Ca' Foscari, rappresentante dell'Unione degli Studenti, sottolinea invece altri aspetti: «Vogliamo capirne un po' di più - osserva - il progetto adesso non è ancora molto chiaro. Di certo non si può parlare di città universitaria solo perché si ospitano le sedi di una o più facoltà, ma bisogna anche parlare di servizi». Il messaggio, in questo caso, è chiaro: prima di ipotizzare lo spostamento di sedi o di potenziare l'offerta accademica, bisogna creare una rete di servizi che una città universitaria non può non avere. «È necessario dare agli studenti la possibilità di utilizzare aule studio e biblioteche che ora non ci sono - elenca Pizzolotto - e po la mensa, al momento a Treviso ci sono solo delle convenzioni ma non una struttura vera e propria. Una città universitaria ha anche dei trasporti pensati per gli studenti: i pendolari sono tanti. E una parte di chi decide di vivere in città vive in periferia e per arrivare all'università ha bisogno dell'autobus (a Padova, per esempio, il trasporto pubblico è gratuito per gli universitari ndr). Quindi, prima di parlare di nuove facoltà, sarebbero da prendere in considerazione queste cose. Siamo comunque convinti che quando questo progetto prenderà piede anche noi studenti saremo consultati».
P. Cal.
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino