Il presidio di Libera, a Padova, è intitolato alla memoria di Silvia Ruotolo.

Il presidio di Libera, a Padova, è intitolato alla memoria di Silvia Ruotolo.
Il presidio di Libera, a Padova, è intitolato alla memoria di Silvia Ruotolo. A 39 anni, nel 1997, a Napoli, Silvia fu assassinata dalla camorra mentre stava tornando dall'asilo...

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Il presidio di Libera, a Padova, è intitolato alla memoria di Silvia Ruotolo. A 39 anni, nel 1997, a Napoli, Silvia fu assassinata dalla camorra mentre stava tornando dall'asilo il figlio Francesco, di soli 4 anni. A guardarla dal balcone di casa c'era la figlia maggiore, Alessandra, che di anni ne aveva 10. Il commando che sparò all'impazzataaveva come obiettivo Salvatore Raimondi, affiliato al clan Cimmino. Una raffica di 40 proiettili che colpirono anche Silvia, alla tempia, sotto gli sguardi atterriti dei suoi bambini.

Ieri, al corteo di Libera, sfilava Francesco, oggi giovanotto che si impegna a combattere la criminalità organizzata nell'associazione di don Luigi Ciotti e che non ha mai voluto lasciare Napoli, ma che a Padova torna sempre volentieri.
«Il presidio - ricorda - è nato dopo un incontro che ebbi con una scuola padovana. Raccontai la mia storia, quella di mia mamma. Al ritorno in Veneto, uno degli studenti, Lorenzo Picarella, diede l'avvio all'iniziativa. Era il 13 maggio 2011».
«Il giorno dell'agguato mia mamma era venuta a prendermi e mi teneva per mano - rivela Francesco -,solo dopo la sparatoria, durante i soccorsi e l'arrivo dei poliziotti, riuscirono a staccarmi dalla presa delle sue dita».
Francesco non si è mai arreso, anzi. «Continuo la mia battaglia attraverso la memoria di tutte le famiglie colpite dai lutti. Qui in Veneto la criminalità organizzata ammazza in silenzio. Si infiltra come un serpe nell'economia locale. Bisogna contrastarla con la cultura, non con la violenza delle armi».
L'AGENTE DI BORSELLINO

Accanto a Francesco anche Oriana Cosina, la sorella di Eddie, uno degli agenti della scorta del giudice Paolo Borsellino. Arriva da Trieste. «È stato ucciso a 31 anni il nostro Eddie - afferma Oriana -, amava il suo lavoro, aveva presentato richiesta di entrare nella direzione investigativa antimafia. Sapeva del pericolo che correva. Mi diceva: morirò avvolto in una bandiera. Così è stato. Noi sappiamo chi sono stati gli esecutori materiali della strage. Ma non i mandanti. Troppi depistaggi. Però credo nella giustizia. Il mondo è anche fatto di brave persone. E per questo mi impegno».
D.V.
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Il Gazzettino