IL PERSONAGGIO VENEZIA La chiamano da sempre Enza. Il suo nome è Nerina

IL PERSONAGGIO VENEZIA La chiamano da sempre Enza. Il suo nome è Nerina
IL PERSONAGGIOVENEZIA La chiamano da sempre Enza. Il suo nome è Nerina Memo e secondo la carta d'identità ha 92 anni. La sua età anagrafica, di sicuro non quella dello spirito....

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IL PERSONAGGIO
VENEZIA La chiamano da sempre Enza. Il suo nome è Nerina Memo e secondo la carta d'identità ha 92 anni. La sua età anagrafica, di sicuro non quella dello spirito. Indomito. Perché Nerina nell'animo è una ventenne. Di quelle che non mollano. «Zia Enza è una donna che continua a ruggire» sorride il nipote Vanni Memo. Enza è una combattente, questo è sicuro. Era una maestra merlettaia ed oggi è fra le più anziane di quest'arte rimaste in vita, forse la più vecchia di tutte dopo la recente scomparsa di Emma Vidal, figura-simbolo dell'antico artigianato lagunare. Enza è un po' la zia di tutti a Burano, la zia di una grande famiglia composta da 9 fratelli e tantissimi nipoti.  E con lo stesso cipiglio e determinazione con cui ha vissuto tutta la sua vita, tra la sua passione per i merletti e la famiglia, sta superando queste giornate immersa nell'acqua. In oltre 50 centimetri d'acqua. Tanti sono quelli che filtravano dai muri di casa sua, che traboccavano dal water.

LA CASA NELL'ACQUA
La sua salute non è più buona come un tempo, a giugno è stata ricoverata per un mese e i nipoti hanno approfittato di quel lasso di tempo per rimetterle a nuovo il piano terra. Un nuovo letto, di quelli con la rete che si alza e si abbassa, nuovi mobili più confortevoli, così come gli elettrodomestici. Insomma, un micromondo tutto sullo stesso piano, in modo tale che Enza, che oggi si sposta con il deambulatore, possa essere autosufficiente nei movimenti. Un micromondo che l'acqua ha spazzato via. «A casa sua l'acqua filtra dal pavimento quando si raggiunge la quota dei 120 centimetri - racconta il nipote - abbiamo messo il cassero e attivato le pompe ma dentro casa c'erano più di 50 centimetri. Zia non ha i termosifoni ma un sistema di riscaldamento che funziona con la corrente elettrica  e quando è saltata la luce è rimasta al freddo per molte ore».
Coperta a strati, con le caviglie gonfie, Enza non ha voluto andare a riposare al piano superiore. È rimasta sulle scale, a controllare l'acqua. E per passare il tempo si è messa a lavorare con il filo a tombolo. «Sta realizzando un centro di merletto che è fatto a pezzi ed è molto grande - spiega Vanni - poi si è messa a mangiare, con grandissima dignità, sui gradini. Si è preparata la sua tovaglia, dove appoggiare il pane, il suo piatto e le posate e ha mangiato, al freddo, senza lamentarsi, continuando a buttare un occhio sul livello dell'acqua».
LA VITA RIPRENDE
Appena è stato possibile togliere il cassero Enza ha preso il deambulatore ed è uscita, ha salutato i compaesani ed è andata in fondamenta per vedere com'era il livello dell'acqua.  «Duri i banchi Enza», le hanno detto, con il tipico saluto della Venezia d'un tempo. «Anche oggi (ieri per chi legge, ndr) le abbiamo impedito di dormire sul letto al piano terra, c'è troppa umidità, ma non so se ci ascolterà», sorride il nipote.

Intanto Enza non si abbatte. Vive da sola, a pochi metri dalla sua abitazione risiede una sorella ottantenne, mentre a casa la aiuta una signora di Mazzorbo, l'isola gemella nella laguna nord. Una signora che i nipoti definiscono un angelo, che martedì sera, in piena tempesta, si è recata da Enza per aiutarla. E meno male che i buranelli - gente dura e orgogliosa, popolo di (ex) pescatori adusi alle temperie della vita - hanno mantenuto lo spirito di una comunità che dà conforto, aiuta e si sostiene a vicenda. Un gruppo di persone che dà significato alla parola volontariato. E che non lascia mai soli i suoi anziani.
Manuela Lamberti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino