IL LIBRO Il Doge è l'ultimo romanzo di Aldo Palazzeschi, il Pappagallo è

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IL LIBRO
Il Doge è l'ultimo romanzo di Aldo Palazzeschi, il Pappagallo è lo stesso Palazzeschi che invecchiando dice di assomigliare sempre di più al pennuto, il naso adunco è diventato come un becco che punta in basso. Alberto Sinigaglia titola proprio Il Pappagallo e il Doge il suo libro di racconti sui personaggi incontrati in una lunga carriera da grande firma del giornalismo.

L'incontro con lo scrittore ottantenne in una Venezia crepuscolare riassume lo spirito del libro: emergono, a turno, protagonisti della cultura, del giornalismo, del teatro; vivono - facendo respirare un'aria diversa nell'acqua e negli odori - le due città dell'autore, Venezia dell'origine, Torino del lavoro.
I personaggi entrano e escono dalle pagine, saltano fuori a volte con prepotenza altre con eleganti piroette. Montanelli che appare con un impermeabile bianco stretto alla vita da una cintura per chiedere asilo politico alla Stampa dopo che il Corriere lo ha cacciato; Biagi che si apposta alla stazione o che scrive dall'America nei giorni dell'assassinio di Kennedy. Hugo Pratt che sorride con i suoi occhi azzurri come un bambino birbone e prende in giro il mondo. Carlo Casalegno che media con pazienza tra redattori e direttore e nessuno può immaginare che la sua vita finirà in un portone con quattro colpi di Nagant al volto, tutti a segno. Perché le Br volevano uccidere l'uomo che ogni giorno scriveva la verità.
Sinigaglia, che è presidente dell'Ordine dei Giornalisti del Piemonte, si pone come testimone in storie che lo conducono in giro per l'Italia, tra osterie, locande come quella di Gino Scarso a Malamocco, ristoranti famosi come l'Harry's Bar di Cipriani in Calle Vallaresso. E' lì che lo portano Mario Soldati e Alberto Ongaro, Lino Toffolo e Carlo Della Corte. Viaggi nella nebbia che s'alza ora dal grande fiume ora dalla laguna.
C'è un futuro Papa, il cardinale Roncalli, che un giorno a Venezia va in visita in un convento di monache e mentre pranza si spalanca una porta e un bambino vede e corre scandalizzato ad avvertire gli altri: Varda! El magna anca lui!.
Storie di tipografia, quando il fumo delle sigarette era più denso di quello che s'alzava dal piombo e i giornali chiudevano che mezzanotte era suonata da un pezzo.
Un libro che vuole essere anche la riconciliazione dell'autore con la sua Venezia abbandonata e un po' tradita nei molti anni torinesi. Ha lasciato una Venezia nella quale sul battello capitava di sfiorare Ezra Pound e Stravinskij, Vedova e De Chirico, Sartre e la De Beauvoir, Grace Kelly e Ranieri di Monaco, re Faruk d'Egitto in esilio.

Edoardo Pittalis
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Il Gazzettino