IL CASOROMA «Tre minuti posso parlare senza problemi. Di più, no perché non saprei che altro dire dopo aver detto che sono tutte assurdità e non ho mai preso un rublo e...
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ROMA «Tre minuti posso parlare senza problemi. Di più, no perché non saprei che altro dire dopo aver detto che sono tutte assurdità e non ho mai preso un rublo e neppure una partita di vodka». Matteo Salvini, insomma, ad andare in aula per uno dei tanti question time a rispondere sul caso Russia non ha problemi. «Sono prontissimo». Ma tutto si risolverebbe in quasi niente, perché questo tipo di format prevede: un minuto a disposizione del parlamentare che formula la domanda, tre minuti di risposta del ministro e due minuti per la replica. 5 minuti in tutto, e nemici come prima. Ma questo al Pd non basta e Salvini di più non è disposto a concedere. Una vera e propria informativa, che è quella che chiedono i dem, sui presunti soldi Cremlino-Lega significherebbe per Salvini un fuoco di fila di domande, repliche, contro-repliche, attacchi e dibattito, bolgia e graticola. Come accade per i casi gravi della Repubblica e solo la scena di Matteo nell'emiciclo a difendersi dalle frecce che piovono da tutte le parti - e lui trafitto come San Sebastiano - sarebbe già un colpo di immagine e una via dolorosa a cui il capo lumbard non vuole sottoporsi affatto. «Questa cosa della Russia è un caso inesistente, se vogliono che ripeta questo in aula, eccomi qui, trovino il giorno giusto e via». Ma non intende alimentare il caso andando a riferire a lungo sui soldi, «non avendoli mai visti perché non ci sono».
Proprio questo atteggiamento minimizzante - «Una fuga di Matteo Coniglio», accusano da sinistra - sta facendo infuriare il Pd. Che al grido di «Parlamento umiliato», ha occupato l'aula della commissione a Montecitorio. «Per noi le attività vengono sospese e ora occupiamo la commissione dove si esamina il decreto legge sulla sicurezza bis», così ha annunciato il capogruppo dem Delrio. Mentre ai piani alti della Lega si fa notare: «La riprova che Matteo non c'entra niente sta nel fatto che il procuratore capo di Milano, Greco, non lo vuole sentire nell'ambito dell'inchiesta che è stata aperta». Ma nella bagarre della Camera, i deputati del Pd alzano cartelli con le foto di Salvini e Savoini appena arriva la notizia che il capo leghista non vuole riferire al Parlamento. Cartelli sventolati più ostruzionismo. Il segretario Zingaretti ha dato ordine di non dare tregua a Salvini sui fondi moscoviti e le sue truppe insistono in tutti i modi. «O viene a fare l'informativa e il dibattito sui finanziamenti e sulla «collocazione dell'Italia nello scacchiere internazionale» oppure non smetteremo di martellare: questo l'umore. Questa la «battaglia per la verità». E oggi il Russia-gate sbarcherà al Copasir durante l'audizione di Luciano Carta, direttore Aise.
MARTELLAMENTO
Ieri Zingaretti ha visto il presidente del Senato, Casellati, e oggi vedrà quello della Camera, Fico: per insistere anche con loro sulla parlamentarizzazione del caso. Il dem Andrea Romano, nella bagarre di ieri, è intervenuto in aula a Montecitorio, tra applausi e fischi, recitando il suo intervento in russo. E il capogruppo di Fratelli d'Italia, Lollobrigida, insorge parlando degli antichi rapporti finanziari tra il Cremlino e Botteghe Oscure e gridando ai dem: «Servi!». E il dem Fiano: «Salvini mente e scappa!».
Il problema a sinistra è che, per istituire la commissione d'inchiesta sui presunti fondi russi, ci vogliono - oltre che molti mesi - i voti per far passare la legge. E i voti il Pd non li ha né i 5 stelle glieli vogliono dare. La commissione d'inchiesta promossa da M5S è molto più vaga dell'altra: fare luce sui finanziamenti non solo alla lega ma a tutti i partiti. Salvini sa che questo è un solletico e niente di più ai suoi danni. E infatti il Carroccio dà spago ai grillini su questo, sapendo che chissà quando e se mai si farà la commissione sui soldi di tutti. «Siamo aperti alla proposta», è la linea salvinista. Ieri il capogruppo della lega, Molinari, ha visto il collega grillino D'Uva il quale gli ha dato il testo e la risposta è stata: «Bene, ma va migliorato». Un modo per prendere tempo. Per dare una soddisfazione agli alleati, tanto non costa niente.
Mario Ajello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino