IL COLLOQUIO Presidente della Provincia Roberto Padrin, il Bellunese è la

IL COLLOQUIO Presidente della Provincia Roberto Padrin, il Bellunese è la
IL COLLOQUIOPresidente della Provincia Roberto Padrin, il Bellunese è la provincia del Veneto con il maggior numero di piccoli comuni. Ci son stati grandi fusioni negli ultimi...

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IL COLLOQUIO
Presidente della Provincia Roberto Padrin, il Bellunese è la provincia del Veneto con il maggior numero di piccoli comuni. Ci son stati grandi fusioni negli ultimi anni, ce ne sono altre di auspicabili?

«Di certo sì, purché ben studiate e ben fatte. Io sono stato tra i primi sindaci a sostenere l'importanza e i benefici della fusione, per cui non posso che sostenere che è la strada giusta per garantire ai cittadini migliori servizi a costi calmierati, per poter contenere la tassazione e avere disponibilità economica per investimenti. Attenzione, non ritengo sia la panacea a tutti i mali, la fusione non può funzionare ovunque, ma solo tra territori omogenei e che già condividono dei servizi».
Il tesoretto messo a disposizione non è il motivo principale, dice qualche sindaco del territorio. Allora qual è, secondo lei, la spinta principale?
«Quella dei servizi ai cittadini e non ci sono servizi senza personale. Oggi questo è il grande problema delle amministrazioni, non si trova personale per gli uffici e sempre più spesso assistiamo alla difficoltà di trovare persone disposte ad impegnarsi nell'amministrazione, parlo di candidati sindaci, di assessori e ancora di più di consiglieri. C'è una generale disaffezione delle persone verso l'attività amministrativa. Si veda la nostra provincia, ci sono due comuni commissariati, di fatto tre dopo che uno sindaco è stato eletto consigliere in Regione, per non parlare delle liste civetta».
Ci si scontra, però, con i campanilismi. Si possono superare?
«Sempre difficile convincere della bontà di queste operazioni chi è fermamente legato al proprio campanile, anche se la fusione non porta via identità a nessuna delle parti coinvolte le persone la vedono come un annullamento. Noi siamo uno dei pochi casi in cui il nome del nuovo comune è quello di uno dei due parte della fusione, abbiamo deciso per Longarone per il collegamento al Vajont e a tutta quella parte della storia. Nei primi anni dopo il 22 febbraio 2014 abbiamo cercato di avviare investimenti sopratutto nell'ex comune di Castellavazzo».
Il contributo straordinario può essere un incentivo a superare certe crisi di identità.
«Nella bilancia si devono mettere i pro e i contro, naturalmente, e poi valutare. Noi a Longarone recepiremo fino al 2024 1 milione 200 mila euro, per esempio. Ma si guardi a tutte le società in cui i sindaci sono inseriti, sono tante, mettere d'accordo tutti nelle assemblee è sempre difficile. Tuttavia la fusione da sola non basta, ci vuole sburocratizzazione, semplificare i procedimenti. Un assessore avvia un'opera e dopo un paio di anni ancora non vede niente di concreto, capisce che anche il più volenteroso viene preso dalla frustrazione?»

Alessia Trentin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino