IL CASO VENEZIA Ha il suo bel dire Luca Zaia, come ha fatto anche ieri su Facebook,

IL CASO VENEZIA Ha il suo bel dire Luca Zaia, come ha fatto anche ieri su Facebook,
IL CASOVENEZIA Ha il suo bel dire Luca Zaia, come ha fatto anche ieri su Facebook, nel rinnovare l'auspicio pacifista: «Se portiamo a casa le Olimpiadi, che non diventino un...

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IL CASO
VENEZIA Ha il suo bel dire Luca Zaia, come ha fatto anche ieri su Facebook, nel rinnovare l'auspicio pacifista: «Se portiamo a casa le Olimpiadi, che non diventino un Vietnam di polemiche, ripicche, veti e controveti». In realtà alla guerra, più o meno dichiarata, siamo già adesso: dentro all'esecutivo e nei territori, tra la maggioranza e l'opposizione, fra gli ambienti della politica e il mondo dello sport. Al punto che, nel pressing di Lega e Partito Democratico (ma anche del Coni) sul Movimento 5 Stelle, le parole pronunciate dal sottosegretario Giancarlo Giorgetti suonano come un ultimatum: «Sarei l'uomo più felice del mondo se potessi riunire le tre città attorno allo stesso tavolo per riprendere il discorso sulle Olimpiadi. Ma questo può accadere solo se Torino, Milano e Cortina accettano la bozza di protocollo inviata la scorsa settimana sulla loro candidatura unitaria. Ogni altra strada che volesse l'appoggio del Governo non è percorribile».

IL TAVOLO
E allora Veneto, Lombardia e pure Piemonte, al netto ovviamente del suo capoluogo, provano ad imboccare l'impervio sentiero che potrebbe ricondurre al tridente. «Per Torino la porta sarà aperta fino all'ultimo momento utile. Dopo, però, non ci saranno più alibi», ha ribadito il governatore veneto e leghista Zaia. «Non avevo nulla contro la candidatura a tre», ha sottolineato Beppe Sala, sindaco dem di Milano, citando anche il sostegno ricevuto un paio di mesi fa da Sergio Mattarella («Il presidente mi aveva già confermato che ritiene che le Olimpiadi possano essere una buona opportunità e non credo abbia cambiato idea»). Pure il governatore piemontese e dem Sergio Chiamparino, che in mattinata aveva rilanciato l'idea del terzetto (condivisa pure da Valter Marin, sindaco leghista di Sestrière e primo promotore del dossier sabaudo), in serata ha accolto con favore l'apertura di Giorgetti: «Avendolo chiesto, sarei felice anche io se si riaprisse il tavolo, che non ho neanche ben capito perché sia saltato. Lo si convochi il più presto possibile, io ci sono. E mi auguro venga anche la sindaca Appendino».
LA PRIMA CITTADINA

Ma la pentastellata Chiara Appendino non intende fare marcia indietro: «Torino 2026 sarebbe la candidatura naturale per il Paese. Viste le evidenti difficoltà e gli ostacoli incontrati nel varare la candidatura a tre, chiedo che il Governo si esprima chiaramente sulla candidatura unitaria e compatta di Torino e delle sue montagne, l'unica veramente sostenibile e sensata». La prima cittadina torinese ha fatto sapere che, in caso di convocazione di un incontro a Palazzo Chigi per riprendere il dialogo con Cortina e Milano, sarebbe presente per rispetto istituzionale, nulla di più. Tuttavia il Coni ci spera ancora, tant'è vero che non ha adottato alcun atto ufficiale per sancire il cambio della candidatura da tre a due. «È successo tutto repentinamente ha spiegato il presidente Giovanni Malagò e siamo persone serie. Se fino a pochi istanti fa abbiamo lanciato un appello dicendo siamo sicuri che non c'è la possibilità di rimanere tutti insieme?, e la Regione Piemonte e sindaci e rappresentanti delle comunità montane ci chiedono di aspettare e valutare, secondo me non è serio ed elegante dire adesso cambiamo subito pagina e non proviamo quantomeno a recuperare chi oggi sta fuori». Del resto i tempi sono stretti ma non strettissimi. «Il Coni aspetta garanzie, è vero ha evidenziato ancora Malagò ma basta che arrivino entro gennaio 2019. Intanto basta che ci sia un impegno, certo non da parte del Coni, che queste garanzie ci saranno». Anche il ministro Gian Marco Centinaio, titolare leghista delle Politiche Agricole, confiderebbe nella riproposizione dell'intero asse alpino: «Spero che ci possa essere una candidatura a tre, anche perché a tre si avrebbe maggior possibilità di portare a casa il risultato». Ma per arrivarci il Carroccio dovrebbe prima vincere la guerra con il M5s. Un concetto evocato anche nella battuta più gettonata di queste ore, quella affidata al gruppo satirico Kotiomkin dal musicista Franco D'Aniello: «Volevo dire a Torino, Milano e Cortina che per organizzare le Olimpiadi si sono messe d'accordo perfino le due Coree...».
Angela Pederiva
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Il Gazzettino