I RINFORZI BELLUNO Duecento squadre di militari in tutta Italia, sedici in Veneto

I RINFORZI BELLUNO Duecento squadre di militari in tutta Italia, sedici in Veneto
I RINFORZIBELLUNO Duecento squadre di militari in tutta Italia, sedici in Veneto e almeno una in provincia di Belluno. Ma non è escluso che nelle prossime ore possano salire a...

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I RINFORZI
BELLUNO Duecento squadre di militari in tutta Italia, sedici in Veneto e almeno una in provincia di Belluno. Ma non è escluso che nelle prossime ore possano salire a due visto che la provincia di Belluno è l'unica del Veneto ad essere già in fase tre, cioè quella per cui serve l'apertura di un ospedale di comunità per far fronte alla necessità di posti letto. Un bisogno che diventa più impellente ogni giorno che passa. A preoccupare in questa seconda ondata non sono più i posti di terapia intensiva ma i ricoveri. Si tratta di un fronte su cui, anche ieri, è stato registrato un importante balzo in provincia di Belluno.

IL RUOLO
La pattuglia in tuta mimetica sarà impiegata di supporto ai drive-in: le prime linee nella lotta al virus. Le strutture si sono dimostrate dei presidi irrinunciabili durante questa seconda ondata di coronavirus. Ora che l'accesso è consentito con la sola impegnativa del medico di base il numero di verifiche ha fatto un enorme salto in avanti portandosi appresso un incremento altrettanto considerevole del numero dei positivi. Ma se è facile sostenere che il numero dei positivi sia strettamente legato al numero dei tamponi effettuati ora appare anche chiaro come l'elevato numero di contagi scoperti trascini anche il dato dei ricoveri. Insomma, adesso a parlare non sono più le proiezioni, gli studi, i calcoli ma (purtroppo) il numero dei letti occupati.
MEDICI DI BASE
Ieri intanto è stato raggiunto l'accordo tra governo e medici di base per poter fare i tamponi anche dal proprio dottore. Questo permetterà di sgravare il personale ospedaliero dai drive in e di dirottarlo in corsia e nell'attività di tracciamento. Un comparto che ha dimostrato di essere importantissimo per bloccare la diffusione del virus. In un periodo in cui, a differenza dell'ondata epidemica della primavera, il virus circola molto di più.
NELLE STRUTTURE
Ma i tamponi e i covid point da soli non sono sufficienti per confrontarsi con il covid. A fronte di un gran numero di asintomatici c'è una schiera di persone che hanno necessità di cure ospedaliere, un numero che sale di pari passo ma che preoccupa i vertici della Regione che hanno fatto scattare per Belluno la fase tre. Un salto di qualità che si traduce nell'apertura di un ospedale di comunità o nella chiusura di un reparto (quello di ortopedia) a vederla al contrario. La struttura scelta è quella di Agordo.
LO SCHEMA

Attualmente in Usl Dolomiti sono attivi i seguenti reparti Covid. In città: Terapia Intensiva Covid a Belluno, Pneumologia Covid (area sub intensiva), Malattie Infettive Covid che assicurano la media intensità di cura, Geriatria Covid (bassa intensità). All'Ospedale di Feltre ci sono i reparti Pneumologia Covid (media intensità). Poi c'è l'Ospedale di Comunità di Alano e quello di Feltre (Padiglione Gaggia). «Al momento - spiega sempre l'Usl - i ricoveri in terapia intensiva e l'occupazione dei posti letto di Terapia intensiva non presentano criticità mentre è significativo il numero di ricoveri in area non critica».
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Il Gazzettino