I medici: «Sono vicende personali ma si danneggia tutta la categoria»

I medici: «Sono vicende personali ma si danneggia tutta la categoria»
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LE REAZIONI
PADOVA All'entrata la dolcezza della statua della maternità di Amleto Sartori, una mamma che stringe al seno il suo bimbo. All'interno una Clinica ostetrico-ginecologica senza pace, trafitta negli anni da lettere anonime al vetriolo, esposti incattiviti, pesanti sgambetti, un fuoco amico che ha fatto, sulla scena professionale, gravi danni.

Oltre duecentocinquanta anni di storia, dal primo direttore Luigi Calza (correva l'anno 1765), all'attuale Giovanni Battista Nardelli, passando per Vincenzo Malacarne, Michele Frari, Giovanni Revoltella, fino ad Antonio Onnis, Pasquale Grella, Antonio Ambrosini. Periodi di calma apparente alternati a dichiarazioni di guerra, intrighi e tormenti che hanno intrecciato prestazioni sanitarie e cronaca giudiziaria.
Onnis, che in équipe aveva i figli Gianluigi e Gianlibero, venne apertamente criticato dai suoi ricercatori. Poi la lunga vicenda con protagonista Ermanno Laureti, medico universitario che lamentò per anni di essere stato mobbizzato. E ancora, il caso Ambrosini, con il professore finito in Procura per la questione Shangai: fotografato a un convegno in Cina, nelle stesse ore firmava interventi di sala operatoria a Padova. E il figlio Guido, ginecologo pure lui, oggetto di esposti: dalle prestazioni di procreazione medicalmente assistita rese a costo ticket, quando in realtà costavano dalle dieci alle venti volte tanto, fino al caso dei cateteri equini per la fecondazione.
A consuntivo, in Ginecologia e Ostetricia si contano più assoluzioni che condanne, ma il danno d'immagine nei decenni è stato incalcolabile. Tanto che il commento più sentito in questi giorni è: «La Clinica, ancora?». Il sentimento prevalente, l'amarezza. «Anche le chiacchiere fanno male, mi auguro non ci sia del vero, che sia un malinteso. Vicende accademiche contrastate ce le ricordiamo tutti, ma a mio avviso - commenta il professor Leontino Battistin, già direttore della Clinica neurologica - sono casi isolati. La Scuola di Padova è sempre stata ispirata da una forte etica professionale, e la sua qualità non è mai stata messa in discussione, insomma la nostra realtà può dirsi orgogliosa. Poi qualche devianza, bè purtroppo può succedere».
Per Donato Nitti, già direttore del Dipartimento di Scienze oncologiche e chirurgiche, «sono scossoni che fanno male, si sta perdendo il senso delle cose. Non faccio voli pindarici, aspettiamo le conclusioni degli inquirenti, ma sono storie che non fanno piacere. Per otto anni ho fatto parte del Senato accademico e abbiamo affrontato altre vicende tristi, chi perde la faccia alla fine sono le istituzioni, perchè poi la gente tende a fare di tutta l'erba un fascio, una cosa da condannare».
Giampietro Avruscio, direttore dell'Angiologia dell'Azienda ospedaliera e responsabile dell'Associazione primari ospedalieri, guarda oltre: «Trovo altrettanto grave la carenza di organico, che fa diminuire la qualità dell'assistenza e porta i nostri giovani ad andare all'estero. Se ci sono degli illeciti, sarà la magistratura a chiarirlo, ma non trovo nè corretto nè giusto questo accanimento. Conosco il professionista, molto bravo, stimato, con un valore in sè, ma le colpe eventuali sono personali, non della struttura, non della professione».

Il professor Giampiero Giron, decano degli anestesisti rianimatori, si dice turbato: «Guardo con molta tristezza quello che avviene: mi sembra sia andata decadendo la figura del medico con la m maiuscola, figura guardata con reverenza perchè una volta la professione era svolta con estrema dedizione, nel totale rispetto di leggi, regolamenti, discipline. Oggi il medico è diventato un operatore della Sanità. Il giuramento di Ippocrate? In principio era l'adesione a una serie di altissimi ideali. Oggi è una formula, una targa da appendere al muro, o poco più».
Federica Cappellato
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Il Gazzettino