I FAMILIARI VITTORIO VENETO «Mio fratello non ha mai fatto male a nessuno,

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I FAMILIARIVITTORIO VENETO «Mio fratello non ha mai fatto male a nessuno, era una persona buona, non un piantagrane. Non sappiamo cosa sia successo, ma vogliamo sapere la...

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I FAMILIARI
VITTORIO VENETO «Mio fratello non ha mai fatto male a nessuno, era una persona buona, non un piantagrane. Non sappiamo cosa sia successo, ma vogliamo sapere la verità». Mariella Fava è una delle tre sorelle di Renato. È stata lei, assieme a Giovanna e Annamaria, a rivolgersi ai carabinieri di Vittorio Veneto per chiedere sia fatta luce sulla morte del fratello 62enne, il cui corpo è stato riesumato ieri mattina dal cimitero di Ceneda, dov'era stato seppellito lo scorso 27 settembre. «In paese dicevano tutti che era stato aggredito, che non si trattava di un incidente o di una caduta, ma che qualcuno gli aveva fatto del male e lo aveva assalito - spiega la donna -, per questo ci siamo rivolte alle forze dell'ordine e all'autorità giudiziaria». Renato vittima di un balordo, di una gang che voleva rapinarlo (anche se nulla gli sarebbe stato rubato), oppure picchiato per chi sa quale motivo, nonostante lui non ne abbia mai fatto cenno, quella sera, a nessuno. Queste le ipotesi che hanno fatto scattare la segnalazione ai carabinieri. E in effetti ci sono ancora alcuni punti oscuri su tutta la vicenda: perchè ad esempio il 62enne non aveva con sè il borsello quando ha raggiunto il bar Portafortuna? Borsello poi ritrovato il mattino successivo e consegnato al Cafè D'Essai da un passante tutto sporco di sangue. E oltre alla caduta prima di arrivare a Sant'Andrea, era stato forse vittima di un secondo episodio sulla strada di ritorno verso il centro, quando è stato trovato sul bordo della pista ciclabile vicino alle scuole?

GLI AMICI
Renato Fava era stato un artigiano sopraffino, un marmista esperto, che aveva affinato le sue tecniche alla Marchiori. «L'avevo anche chiamato a lavorare a casa mia - racconta un amico, Luigi -, perchè era molto in gamba. E anche adesso, nonostante le difficoltà, quando aveva occasione, si dava da fare». La vita aveva fatto più di qualche sgambetto a Renato, costringendolo, per diverso tempo, a trasformare i parcheggi sotterranei di via Carducci, all'ex supermercato, nella sua casa. «Ma nonostante questo aveva trovato sempre la forza di risollevarsi - spiega l'amico -. Si è vero, spesso la sera era al bar, e come tutti beveva. E anche quella sera era alticcio. Ma di giorno era sempre a posto, per lavorare e darsi da fare come poteva».
IL MISTERO

Tra i bar del paese i dubbi sulla morte di Fava sono venuti subito a molti. Il borsello intriso di sangue trovato sulla ciclabile, i traumi alla testa, dalla nuca al setto nasale, e poi la ricostruzione dell'ultima notte del 62enne con tasselli ancora tutti da chiarire. Potrebbero anche essere solo suggestioni, ma gli amici e i familiari di Renato vogliono sapere la verità: «Qui non si parla d'altro da 20 giorni - confermano dal Cafè D'Essai di via dell'Artigianato -, anche perchè Renato era un amico, e chi lo conosceva sa benissimo che non era tipo da cercare guai: non avrebbe mai fatto male neanche a una mosca». (a.belt)
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Il Gazzettino