I CANTIERI IN LAGUNA VENEZIA Con i cantieri del Mose bloccati, la messa in discussione

I CANTIERI IN LAGUNA VENEZIA Con i cantieri del Mose bloccati, la messa in discussione
I CANTIERI IN LAGUNA VENEZIA Con i cantieri del Mose bloccati, la messa in discussione dell'opera e anche dell'operato del Consorzio Venezia Nuova da parte del ministro delle...

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I CANTIERI IN LAGUNA
VENEZIA Con i cantieri del Mose bloccati, la messa in discussione dell'opera e anche dell'operato del Consorzio Venezia Nuova da parte del ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, si aggiunge alle già molte incertezze sul futuro delle dighe mobili. È noto (lo ha detto egli stesso più volte) che non lo avrebbe mai fatto ed è altrettanto noto che in questi giorni ha attaccato sia il Consorzio Venezia Nuova che le aziende consorziate per via della stasi dei lavori che ha caratterizzato - salvo qualche eccezioni - questo 2018. Da Roma, però, fanno sapere che nelle prossime settimane il Mit potrebbe fare chiarezza. Al momento, si va avanti con i lavori perché i soldi per concludere l'opera ci sono e bisogna solamente appaltare. A chi? E qui sorge il problema, poiché le tre maggiori azioniste del Consorzio (Mantovani, Fincosit e Condotte) navigano in cattive acque e, a Roma come a Venezia, c'è il fondato timore che non riescano a portare a termine i compiti assegnati.

COLOSSI ALLE CORDE
Così, due società in amministrazione controllata (Fincosit e Condotte) e una che ha cambiato proprietà (Mantovani) rischiano di rimanere escluse dalla fine dei lavori del Mose, che potrebbero essere affidati senza la loro intermediazione alle aziende che già hanno lavorato nei cantieri alle tre bocche di porto di Venezia, figurano tra i consorziati o hanno vinto una gara. Pochi giorni fa, durante una riunione del comitato consultivo, il commissario Giuseppe Fiengo ha prospettato questa situazione: a fronte della necessità di appaltare entro l'anno opere per centinaia di milioni, o le tre grandi azioniste dimostrano di voler fare ed essere in grado di fare quei lavori, oppure questi saranno affidati ad altre aziende. Il ministero, con il Provveditorato interregionale delle Opere pubbliche, preme perché questi lavori siano appaltati ed eseguiti al più presto e al commissario si è presentata una norma, all'articolo 13 dello Statuto, la quale prevede che situazioni come quelle prospettate per le tre grandi comportino di diritto l'esclusione del consorziato. I tempi sono brevi e una risposta è richiesta alle imprese, che altrimenti saranno messe da parte e sarà fatto lavorare qualche altro soggetto che già ha eseguito o sta eseguendo lavori. Siamo arrivati all'allestimento dell'impiantistica, che peraltro non appartiene neppure ai campi di lavoro delle tre, che sono imprese di costruzioni.
PROGETTAZIONE INDIETRO
«Ci sono 560 milioni di lavori di opere da completare - ha spiegato il Provveditore Roberto Linetti - perché mancano i progetti e non si affidano i lavori». In questa situazione, lo aveva detto anche alla Camera in audizione, c'è il rischio che i lavori di manutenzione di quanto è già stato fatto si mangino i finanziamenti per il completamento dell'opera.
Questo riporta il discorso al comitato consultivo delle imprese. «Lo Statuto - afferma Linetti - dice che le aziende che lavorano nel Consorzio devono stare bene. Le tre grandi aziende sono in queste condizioni? Vediamo che succede. Se non ce la possono più fare c'è chi può completare i lavori rimasti. I lavori principali sono fatti e il grosso dell'impiantistica è in mano a una multinazionale che ha vinto una gara».
L'ARSENALE
Il via libera all'Arsenale come sede per le attività di manutenzione del Mose è stato negato poco tempo fa, non solo per l'opposizione del Movimento Cinquestelle, che ora è forza di governo, ma anche perché l'area di Marghera su cui inizialmente il Consorzio Venezia Nuova aveva pensato di svolgere questa attività è stata acquisita dallo Stato. Quindi, anche qui un nodo che deve essere sciolto prima di prendere una decisione definitiva.

Intanto, il jack-up, la nave creata per posare e togliere le paratoie, ha cominciato a lavorare dopo una lunga messa a punto per carenze progettuali che hanno portato il suo costo da 50 a 58 milioni. Nei giorni scorsi ha posato la prima paratoia nel porto di Lido, tra l'isola artificiale e la diga foranea. Se tutto andrà bene, le 20 paratoie (più grandi di quelle lato punta Sabbioni, perché qui passano le grandi navi da crociera) saranno posate entro Natale.
Michele Fullin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino