Come trasformare una bislacca classifica internazionale sulla libertà di stampa in un caso politico italiano? Semplice: criticando i 5Stelle e la loro abitudine di strizzare...
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La ragione di questa performance è ignota e la classifica appare ampiamente opinabile. L'Italia è classificata dopo il Botswana (48°), il Burkina Faso (42°), la Namibia (24°), il Gambia (26°). Sia come sia, chi crede in rapporti del genere dovrebbe accettarli in toto e sempre, non solo per la parte positiva o negativa. Del resto Reporter non manca di sottolineare le molte difficoltà della libera informazione italiana. A partire dalle «intimidazioni verbali o fisiche, provocazioni e minacce», e «pressioni di gruppi mafiosi e organizzazioni criminali» e infatti «sei giornalisti italiani sono sotto protezione della polizia H24 dopo minacce di morte da parte di mafia o gruppi fondamentalisti». E tra i nostri problemi viene indicata anche l'azione di «responsabili politici come Beppe Grillo che non esitano a comunicare pubblicamente l'identità dei giornalisti che danno loro fastidio». Il risultato, prosegue il documento, è che «anche i giornalisti si sentono sotto pressione da parte dei politici e sempre più spesso si autocensurano».
Apriti cielo. Il leader dei 5Stelle, Beppe Grillo, ha risposto per le rime dal suo blog (del quale però si è dichiarato non responsabile): «Il sistema è marcio e io sarei il problema?», ha scritto per poi citare Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, che ha «riconosciuto» a M5S il primato della lotta per «un'informazione libera, indipendente e accessibile a tutti», in occasione di Italia 5 Stelle a Palermo. Invece secondo il parlamentare M5S, Carla Ruocco, le critiche ai pentastellati di Reporter sans Frontieres non dipendono dal comportamento degli esponenti M5S ma dal fatto che fra i 16 consulenti internazionali di Reporter ci sono anche Eugenio Scalfari e Roberto Saviano.
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Il Gazzettino