Green pass, svolta a metà per i vaccinati all'estero

Green pass, svolta a metà per i vaccinati all'estero
IL FOCUSROMA Si risolve il problema degli italiani vaccinati all'estero, ma solo in parte. L'ultimo provvedimento riguarda Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Giappone e Israele. Si...

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IL FOCUS
ROMA Si risolve il problema degli italiani vaccinati all'estero, ma solo in parte. L'ultimo provvedimento riguarda Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Giappone e Israele. Si sta studiando, però, un ulteriore atto per validare i vaccini di chi ha ricevuto la doppia iniezione nei paesi dell'elenco D, come Qatar, Ucraina, Serbia, Corea del Sud, Emirati Arabi, per citarne solo alcuni. L'importante è che la vaccinazione sia avvenuta con Pfizer, Moderna, AstraZeneca o con Johnson&Johnson (in questo ultimo caso monodose). Non c'è molto tempo a disposizione perché diverse attività, dal 6 agosto, saranno consentite solo con il Green pass. Se non si interviene, un italiano vaccinato, ad esempio, con Pfizer in un'altra nazione sarà tagliato fuori.

Andiamo per ordine. Ieri il Ministero della Salute ha fissato le regole per ritenere valide le certificazioni vaccinali e di guarigione rilasciate da nazioni che non facciano parte dell'Unione europea e dunque non aderiscano al formato standard del Green pass. La circolare è stata firmata il 30 luglio dal dirigente del settore Prevenzione, il professor Gianni Rezza, e si completa con l'ordinanza del ministro Roberto Speranza del 29 che va a consentire l'uso della certificazione anche ai cittadini stranieri ad esempio per cenare in un ristorante al chiuso dal 6 agosto, quando in Italia sarà richiesto il Green pass in tutte quella attività riassunte nell'articolo 3 del decreto del 23 luglio. Interessa, come detto, persone provenienti da cinque Paesi (quelli citati nell'articolo 7 dell'ordinanza del 29 luglio) e risolve anche il problema di un italiano che si sia vaccinato all'estero, purché però abbia ricevuto uno dei prodotti validati dall'Ema. Non è escluso che un provvedimento simile possa essere esteso anche a tutti i paesi dell'elenco D (una lista molto più lunga) sempre nell'ambito dei vaccini autorizzati.
AUTORIZZATI
Torniamo alla circolare di Rezza di ieri che determina la lista dei vaccini anti Covid che vengono riconosciuti. Sono, di fatto, gli stessi che sono autorizzati per la campagna di immunizzazione in Italia e sono approvati da Ema, l'agenzia dell'Unione europea: Comirnaty (Pfizer-BioNtech), Spikevax (Moderna), Vaxzevria (AstraZeneca) e Janssen (Johnson & Johnson). Per ora resta irrisolto il problema dei volontari della sperimentazione di ReiThera, che non possono immunizzarsi con un altro vaccino e al tempo stesso non possono ottenere la certificazione verde in quanto il prodotto non è ancora autorizzato. A proposito di questo il costituzionalista Cesare Mirabelli, in un'intervista al Messaggero, ha spiegato: «Il pass va garantito. Spetta alle autorità trovare la soluzione tecnica in un quadro che è giuridicamente chiaro». Altro nodo, sollevato in particolare dalle Regioni Emilia-Romagna e Lazio, è quello del vaccino Sputnik, utilizzato in diverse nazioni anche dell'Unione europea e da San Marino, dove la popolazione è stata immunizzata con il prodotto russo.
TRADUZIONE
Nella circolare del Ministero della Salute, vengono anche indicate alcune caratteristiche che devono avere le certificazioni vaccinali presentate da un cittadino straniero: «Dovranno riportare almeno i seguenti contenuti: dati identificativi del titolare (nome, cognome, data di nascita); dati relativi al vaccino (denominazione e lotto); data di somministrazione del vaccino; dati identificativi di chi ha rilasciato il certificato (Stato, Autorità sanitaria)». Le certificazioni vaccinali potranno essere in formato cartaceo digitale, «dovranno essere redatte almeno in una delle seguenti lingue: italiano, inglese, francese o spagnolo. Nel caso in cui certificato non fosse stato rilasciato in una delle quattro lingue indicate è necessario che venga accompagnato da una traduzione giurata». Simili le caratteristiche richieste per il certificato di guarigione da Covid-19, ma la circolare precisa che servono anche «informazioni sulla precedente infezione da SARS-CoV-2 del titolare, successivamente a un test positivo (data del primo tampone positivo)». Si specifica che questi documenti avranno la stessa validità del Green pass, dunque dal 6 agosto consentiranno di frequentare ristoranti al chiuso, centri benessere, eventi, per fare alcuni esempi.
ELENCO

Ma quali sono i Paesi a cui fa riferimento la circolare? Come detto, un cittadino di nazioni dell'Unione europea ha il Green pass e quindi non ha questo tipo di problema. Discorso differente per chi entra in Italia e proviene da nazioni extra Ue. La circolare parla genericamente di «paesi terzi», ma se si fa riferimento all'ordinanza del giorno prima del Ministero della Salute c'è un elenco, inserito nell'articolo 7. Ne fanno parte il Regno Unito (resta comunque l'obbligo della mini quarantena di cinque giorni per chi proviene da quel Paese), Israele, il Giappone, gli Stati Uniti, il Canada (in questo caso, se si è vaccinati, l'ordinanza di Speranza consente di arrivare in Italia senza la necessità dell'isolamento). L'elenco D, non ancora regolamentato, è molto lungo, rientrano anche, per fare altri esempi, Serbia, Albania, Arabia Saudita, Ucraina, Singapore, Corea del Sud, Australia, Moldavia, Qatar e Emirati Arabi. Se con un successivo provvedimento sarà riconosciuta la certificazione vaccinale di questi Paesi, ci si limiterà, almeno per ora, ai quattro prodotti autorizzati dall'Ema (AstraZeneca, Johnson&Johnson, Moderna e Pfizer-BioNTech).
Mauro Evangelisti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino