Bisogna «sin da subito avviare un dibattito sia sul piano tecnico-giuridico sia su quello politico-sociale per verificare la effettiva rispondenza dell'attuale sistema...
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Il Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Udine in una nota ha voluto così esprimersi prendendo spunto dalla vicenda di Livio Bearzi, il preside ora in carcere per il crollo del convitto de L'Aquila nel 2009. I legali i ritengono che «potrebbe essere utile l'analisi delle esperienze di molti Paesi stranieri, che da tempo hanno introdotto un sistema di sanzioni differenziate e modellate sul tipo di reato compiuto, contemperando l'affermazione della potestà punitiva dello Stato con la personalità dell'autore della condotta e con la effettività della esigenza della sua rieducazione». Senza entrare nel merito della vicenda giudiziaria, gli avvocati friulani hanno sottolineato «la grande dignità e compostezza» con cui Bearzi ha affrontato l'epilogo del processo. Il Consiglio «si augura che i familiari delle vittime possano ottenere nel più breve tempo possibile il ristoro dei danni che hanno subito, ove la riparazione non sia già avvenuta nelle more del processo, e che il professor Bearzi possa sin da subito riottenere la sua libertà e riprendere il suo ruolo attivo nella società, alla quale deve essere restituito con intatti dignità e onore». Intanto, dopo la decisione dell'assemblea dell'associazione genitori del Magrini Marchetti di Gemona, l'appello per la grazia a Bearzi è stato inviato a tutte le realtà della rete "B*sogno d'esserci". Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino