Gli arrestati davanti al giudice scelgono il silenzio

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L'INCHIESTA
VENEZIA Sono in corso di svolgimento gli interrogatori di garanzia che coinvolgono i nigerini tratti in arresto a Mestre. La gran parte di questi interrogatori si è tenuta ieri per rogatoria ed è probabile che gli ultimi accusati saranno sentiti oggi.

LA SCELTA
Tutti gli africani arrestati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, indipendentemente dal ruolo effettivo che hanno nell'inchiesta, sullo spaccio di droga davanti alla stazione ferroviaria, che è coordinata dal pubblico ministero Paola Tonini. Una mossa, quella fatta dai difensori, che non sorprende più di tanto vista la complessità degli elementi portati alla luce dalla Polizia e viste anche le varie accuse che vengono rivolte agli africani. Dopo gli arresti in via Monte San Michele, i nigeriani sono stati rinchiusi nei carceri di Verona, Vicenza, Rovigo, Padova, Venezia, Pordenone, Bologna, Treviso e di altre città del nord.
Tra gli avvocati che assistono il maggior numero di stranieri figura Mauro Serpico. Ieri Serpico ha difeso due nigeriani: si tratta di Terry Smart e Emmanuel Obaraye. «I miei clienti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere - conferma l'avvocato Serpico - una scelta che hanno intrapreso anche gli altri colleghi che in questi cinque giorni sono chiamati ad assistere i nigeriani rinchiusi nei vari carceri. Insieme ad altri colleghi, alla luce di quanto è emerso in questa prima fase dell'inchiesta della Procura, siamo poi intenzionati a presentare ricorso al Tribunale del riesame. In questo caso la presentazione delle varie istanze avverrà già lunedì mattina».
IL RIESAME

I legali stanno infatti leggendo tutta l'ampia documentazione, che è collegata all'ordinanza di custodia cautelare, per presentare una difesa efficace. «Al Tribunale del riesame - conclude l'avvocato Mauro Serpico - chiederemo almeno una sorta di attenuazione delle misure detentive. Ma ci sono anche nuovi elementi che verranno presi in considerazione e sui quali stiamo lavorando in questi giorni». Come detto le posizioni degli accusati variano da soggetto a soggetto e questo poterebbe influire in fase di riesame. Obaraye, ad esempio, in passato è stato un ex richiedente asilo della caserma Serena di Treviso e dall'inchiesta figura tra gli stranieri che, tempo fa, erano stati ospitati nel centro di accoglienza di Dosson (in provincia di Treviso).
G.P.B.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino