Giovanna Osti: «Ospedale e Piave, non snobbiamo i nostri architetti»

Giovanna Osti: «Ospedale e Piave, non snobbiamo i nostri architetti»
L'INTERVISTAPADOVA Giovanna Osti è la presidente dell'ordine degli Architetti di Padova da quasi un anno. Se sommiamo nuovo ospedale, caserma Piave, piazza Rabin, l'auditorium,...

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L'INTERVISTA
PADOVA Giovanna Osti è la presidente dell'ordine degli Architetti di Padova da quasi un anno. Se sommiamo nuovo ospedale, caserma Piave, piazza Rabin, l'auditorium, il centro congressi, è un'occasione unica per gli architetti...

«Certo, ma bisognerebbe dare spazio anche ai nostri, come abbiamo sottolineato recentemente al congresso di Roma».
Come scusi?
«Voglio dire che sto con Cappochin e la sua battaglia. Ai concorsi devono poter partecipare tutti, giovani promesse e studi affermati senza basarsi sul fatturato per l'ammissione. Dunque un primo grado con il concorso di idee e i requisti chiesti al secondo grado per lo studio di fattibilità».
Invece?
«Prevalgono il curriculum o il fatturato. Quello che succederà con l'ex caserma Piave».
In che senso?
«Ci avevano interpellati perché avevano in mente di usare il rating del nostro Osservatorio per il concorso. Invece hanno optato per una selezione su caratteristiche tecniche e curricula. Non è come la vogliamo noi».
Insomma nessuna tutela o preferenza viene data dall'Università ai professionisti locali. Che cosa può succedere?
«Ci sono i vincoli della Sovrintendenza, le mura del 500 i collegamenti con la città e gli spazi che sono stretti. Bisognerebbe valutare non tanto l'intuizione architettonica quanto quella compositiva e viabilistica. Perché non favorire chi conosce la città? Non solo: in Friuli chi vince deve venire a vedere il lavoro periodicamente e avere sempre un referente reperibile entro 80 chilometri».
Peccato in un momento straordinario...
«Sì lo è. Ma la città deve sistemarsi anche dal punto di vista urbanistico. Voglio dire ripensare il Pati, in modo da essere un tessuto unico con il territorio circostante. Ad esempio: Come influirà l'impatto del nuovo ospedale a Padova est sui comuni? Che cosa significa città metropolitana? Che viabilità proporre per il futuro senza il Grande raccordo anulare?».
C'è sempre l'atavico problema del riequilibrio di funzioni fra la parte est e quella ovest, tentata ora con Leroy Merlin e l'area stadio che dovrebbe diventare il luogo degli spettacoli...
«Però corriamo dei rischi se non pensiamo al sistema. Voglio dire che bisogna coinvolgere gli ordini professionali nello sviluppo. Dagli architetti agli ingegneri, dai geologi ai forestali, dai medici agli psicologi. Bisogna che vengano utilizzati. Ad esempio ora la Regione dovrà bandire la gara per la progettualità del nuovo ospedale. Il bando sia aperto a tutti, perché tutti devono poter contribuire con le idee. Chiederemo che aderisca alla nostra piattaforma approvata a Roma».
Sì ma l'importo è considerevole, dunque...
«Non c'è problema. Sarà chi ha vinto con la propria idea ad andare in cerca in seconda battuta dell'engineering».
Poi ci sono le partite delle ristrutturazioni, quella del Castello ad esempio...
«É importantissima, così come Urbs picta. Per questo bisogna creare un grande canovaccio che coinvolga tutti i professionisti. Penso al Parco delle Mura, è un progetto che ci porterebbe a livelli europei, ci sono professionisti di valore, coinvolgiamoli».
Una proposta?

«Questa amministrazione è partita con il piede giusto con la Commissione comunale che valuta la rigenerazione urbanistica. Io propongo la creazione di un Urban center al San Gaetano. Un luogo dove i progetti vengano fatti vedere nel vero senso della parola e messi a disposizione del pubblico».
Mauro Giacon
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Il Gazzettino