Fisco, rottamazione anche per multe e Iva

Fisco, rottamazione anche per multe e Iva
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Le entrate, in una buona parte anche una tantum, fanno la parte del leone nella manovra per il 2017 che sarà contenuta nella legge di bilancio. In attesa che il testo (sulla carta approvato sabato scorso) sia trasmesso alle Camere, i numeri emergono dal Documento programmatico di bilancio (Dpb) che il governo ha inviato a Bruxelles. Ma alcuni aspetti importanti restano da chiarire. A partire dall'effettivo raggio di azione della rottamazione delle cartelle, la procedura agevolata con la quale dovrebbe essere smaltito il “magazzino” di Equitalia: nel progetto originario non comprendeva le multe stradali e l'Iva, quest'ultima in quanto imposta regolata a livello europeo. Ora come ha confermato lo stesso ministro Padoan sono in corso approfondimenti sulla possibilità di allargare invece l'operazione. Complessivamente su 15 miliardi di coperture oltre 9 vengono da maggiori entrate, a cui se ne aggiungono altri 2 derivanti dall'asta delle frequenze radiotv. La revisione della spesa vale intorno ai 3 miliardi.

Nel caso delle contravvenzioni elevate dai Comuni si tratta di voci di pertinenza dei bilanci locali: la rottamazione delle cartelle potrebbe essere ammissibile a condizione che lasci intatta la somma dovuta agli enti, mentre salterebbero interessi di mora e le sanzioni. Va comunque tenuto presente che una parte dei Comuni non si serve di Equitalia. Problematica simile è quella relativa all'Iva: c'è il precedente del condono del 2002 bocciato a livello europeo, ma anche in questo caso il problema potrebbe non porsi se il tributo dovuto fosse comunque versato per intero. Sempre per la rottamazione c'è il nodo delle rate: il punto è se permettere anche per i futuri pagamenti ridotti un percorso dilazionato. Alla fine potrebbe essere scelta una soluzione mista: versamento in un'unica soluzione o al massimo in tre rate per la generalità dei contribuenti e rateazione più prolungata per quelli in comprovato stato di necessità.
Complessivamente, la sanatoria avrebbe potuto portare introiti per 4 miliardi. Questa cifra non figura però nelle tabelle del Dpb, che contengono invece una voce “altre risorse” di importo complessivo pari a circa 3,2 miliardi, che comprende tra l'altro «l'efficientamento dell'amministrazione fiscale e altre entrate da adesione volontaria». In questa stessa voce rientra la revisione di alcune agevolazioni fiscali, in particolare sui «crediti non riscossi», che attualmente sono deducibili dalle imprese. Sempre a carico delle imprese (che però dal 2017 in forza della precedente legge di Stabilità avranno l'aliquota Ires ridotta dal 27,5 al 24%) è la correzione del regime dell'Ace (Aiuto alla crescita economica) meccanismo introdotto dal governo Monti per premiare il reinvestimento degli utili. Dal prossimo anno sarà abbattuto, dall'attuale 4,75%, il rendimento nozionale con il quale si determina a partire dal nuovo capitale l'importo deducibile fiscalmente: operazione che dovrebbe portare ad un maggior gettito di 1,7 miliardi.

Più o meno 2 miliardi verranno dalla riapertura della voluntary disclosure. Ieri sia Padoan sia il sottosegretario Nannicini hanno escluso che si possa trattare di un condono o che ci siano rischi di contaminazione con il riciclaggio o con altri reati. Il riferimento è alla possibilità di “sanare” anche il contante detenuto pagando un importo fino al 35%. Dal punto di vista normativo il problema è come connettere le somme all'evasione e non ad attività criminali. In ogni caso non ci sarà la possibilità di cancellare reati.
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Il Gazzettino