Ferracin Il Veneto tra passato e adrenalina

Ferracin Il Veneto tra passato e adrenalina
A spazzare via le figure dei protagonisti, simbolicamente mascherate come nella raffigurazione in chiave pop, con bautta e tricorno veneziani, della stilizzata copertina, potrebbe...

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A spazzare via le figure dei protagonisti, simbolicamente mascherate come nella raffigurazione in chiave pop, con bautta e tricorno veneziani, della stilizzata copertina, potrebbe pensarci una malaugurata alluvione: rievocatrice dei tragici eventi del Sessantasei. Il ritorno al romanzo con Technoshock (Linea edizioni) dello scrittore e sceneggiatore veneziano Francesco Ferracin, oggi residente a Berlino dopo un lungo periodo londinese, porta il lettore a contatto con un universo veneto colto nell'imminenza di una catastrofe. Un viaggio che potrebbe assomigliare ad una sconfitta.

Scaturita - si potrebbe dire - dalla disfatta etica frutto di una implacabile perversione digitale: «Volevo far coincidere il dissesto idrogeologico - esordisce infatti l'autore - con quello morale, causato soprattutto dall'incapacità di comprendere la tecnologia da parte dell'uomo contemporaneo». Nessuno è escluso, giovani e adulti, ma se questi ultimi si possono considerare dei giovani cresciuti e in qualche modo forzati alla tecnologia, i primi sono i veri depositari del mondo virtuale, ciascuno con una sorta di celata doppia vita.
In Technoshock, titolo di provenienza cyberpunk, movimento qualche lustro addietro particolarmente sentito dall'autore, si dipana un intreccio di storie noir dal ritmo frenetico: di «adrenalina allo stato puro» ha parlato un altro celebre scrittore veneto, Matteo Strukul. Il divario tra mondo virtuale e reale è il fulcro delle vicende temporalmente collocate negli ultimi trent'anni, tra periferia veneziana e marca trevigiana (ma non mancano episodi milanesi).
Sangue, sesso e deviazione tecnologica: professori di liceo perseguitati da un torbido passato, amicizie confuse e padri di famiglia adescatori; pornografia a portata di mano, criminali dell'Est. «Ho partorito la prima idea di questo romanzo - spiega Ferracin - nel 2010, in seguito alla perturbazione eccezionale nella quale più elementi concorsero ad uno sfacelo ambientale; mia l'intuizione dell'ideale collegamento con l'impazzimento della bussola morale dei protagonisti, rappresentativi in qualche modo dell'uomo contemporaneo».

Riccardo Petito
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino