LA CATTURAErano usciti venerdì pomeriggio dal carcere di S. Bona di Treviso, dove erano rimasti per tre mesi in custodia cautelare, e subito si sarebbero rimessi all'opera. Ma...
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Erano usciti venerdì pomeriggio dal carcere di S. Bona di Treviso, dove erano rimasti per tre mesi in custodia cautelare, e subito si sarebbero rimessi all'opera. Ma Stefano Ramunni, 55enne pugliese considerato un re truffe, e il complice 26enne Chiaramonte Tarantino, residente a Spello, in Umbria, ieri pomeriggio sono stati bloccati a Genova. Era stato un provvedimento del gip Angelo Mascolo a restituire la libertà ai due, fermati lo scorso gennaio nei pressi di Castelfranco da una pattuglia dei carabinieri di Vedelago. Secondo il gip per i due, indagati per sostituzione di persona, falsità materiale commessa da privato in certificati e indebito utilizzo di carte di credito, 90 giorni dietro alle sbarre sarebbero stati più che sufficienti. E così Mascolo aveva accolto l'istanza presentata dal difensore di Ramunni e Tarantino, Fabio Crea, concedendo l'obbligo di dimora a Milano, presso il domicilio dichiarato dai due, e obbligo di firma. Una decisione contro cui la Procura di Treviso ha deciso di presentare appello in Cassazione. Ma i fatti di ieri cambiano lo scenario. Sorpresi a Genova da una troupe de Le Iene, il 55enne e il 26enne sono stati intercettati dai carabinieri del capoluogo ligure, che hanno fatto scattare le manette e provveduto a segnalare la violazione della misura cautelare a Treviso. Ora il pm Massimo De Bortoli potrà chiedere al gip un nuovo inasprimento, cioè quasi certamente un nuovo arresto e la detenzione in carcere.
Ramunni e Tarantino erano stati fermati lo scorso 24 gennaio durante un controllo dei carabinieri di Vedelago. Davanti alla gazzella dei militari era sfrecciata una Peugeot 807 con lampeggiante acceso. Insospettiti, i militari hanno raggiunto e fermato la vettura. A bordo un giovane al volante e un signore distinto al suo fianco: «Guardate che non potete fermarci - avevano detto - siamo funzionari di Città del Vaticano». Ma non erano affatto funzionari della Santa Sede bensì due noti truffatori. Dentro alla Peugeot un vero arsenale della contraffazione di documenti.
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Il Gazzettino