«Cure pret-a-porter». Accedi al web, cerchi quello che ti serve e se sei malato ti arriva pure la terapia per guarire. Poco conta chi la formula, se sia scientifica o solo una...
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Non c'è una certa sfiducia nella medicina?
«No, è solo poca conoscenza e disperazione che, intendiamoci, è comprensibile subentri di fronte a patologie gravi o gravissime che richiedano terapie importanti. La terapia talvolta spaventa quanto la malattia e richiede una grande forza fisica e psicologica per essere affrontata».
E se un paziente non vuole intraprendere la terapia?
«Il medico non lo deve lasciare, perchè la disperazione fa fare cose insensate. Quindi il medico deve fare tutto il possibile per convincere il paziente, se necessario deve chiedere aiuto ai colleghi di qualsiasi specialità per persuadere la persona ad affrontare le cure, quelle la cui validità è dimostrata scientificamente».
E se proprio non vuole, come il caso di Padova, il medico può fare qualcosa?
«La libertà individuale non può essere violata. I medici sono però formati per comunicare. Il nostro ordine, ma anche gli altri, tengono corsi di formazione rivolti ai medici perché abbiamo gli strumenti adeguati per comunicare. Il medico deve capire se sta trasmettendo quello che vuole al suo interlocutore. E se ha il dubbio di non esserci riuscito deve chiedere aiuto agli specialisti, perché deve raggiungere l'obiettivo usando tutti gli strumenti a sua disposizione».
Caso vaccini e rifiuto della chemioterapia, c'è una fuga di pazienti?
«Non abbiamo la percentuale delle persone che rifiutano cure per patologie importanti. Ma il numero è basso. Non abbiamo quindi la percentuale che ci sia un aumento del fenomeno. Sono corsi e ricorsi».
Però c'è il caso della ragazza di Bagnoli?
«Il caso specifico fa più notizia della grandissima maggioranza delle persone che dimostra fiducia nella sanità».
E l'affidarsi a cure alternative?
«Tutto può essere valutato purché abbia superato un vaglio scientifico. Per il resto maghi e fattucchieri sono sempre esistiti, in tutti i secoli».
Ora però promettono guarigioni miracolose?
«Per questo parlo del pret-a-porter che si trova in internet. Uno cerca qualcosa nel web ed arriva la risposta a tutto. Da qui diventa fondamentale l'informazione, ora ancora di più in una società veloce con un interlocutore che non è più in grado di ascoltare».
E il medico come fa a farsi ascoltare?
«Deve riuscirci, hanno un'ottima preparazione per farlo. Tanto più ora che devono confrontarsi con culture diverse e quindi con pazienti che hanno anche una percezione differente della salute».
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Il Gazzettino