«Fatemi ritrovare gli occhi di mia figlia»

«Fatemi ritrovare gli occhi di mia figlia»
IL DRAMMABELLUNO «Vorrei tanto abbracciare chi vede con gli occhi di mia figlia Barbara. Serve a me come padre, per placare almeno in parte la mia sofferenza sapendo che parte di...

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IL DRAMMA
BELLUNO «Vorrei tanto abbracciare chi vede con gli occhi di mia figlia Barbara. Serve a me come padre, per placare almeno in parte la mia sofferenza sapendo che parte di lei vive ancora in altri corpi. Vi prego, divulgate questo messaggio».

Il commovente appello arriva da Roberto Durastante, romano, padre di Barbara, 42 anni, uccisa dal tragico schianto contro un platano in via Vittorio Veneto. Era la sera di domenica 17 dicembre. Viaggiava a bordo di una vecchia Fiat Punto condotta da un vicino di casa, e amico, il brasiliano Evandro Gonsalves Gahlardo, 39 anni, operaio della Maricel. I rilievi alcolimetrici riveleranno poi un tasso di 3 contro il massimo tollerato che è di 0,50 grammi per litro di sangue. L'uomo è indagato per omicidio stradale.
Barbara, nata a Roma, si era trasferita da poco a Belluno, nella casa di Borgo Pra della madre, Annamaria Clerici, morta qualche anno fa. Aveva trovato impiego in un'occhialeria di Lozzo di Cadore. Il lunedì successivo sarebbe stato il suo primo giorno di lavoro.
A distanza di tre mesi da quella tragica sera, il padre Roberto, che in quei giorni si trovava proprio in città con la figlia per passare la vacanze di Natale, posta sul suo profilo Facebook l'accorato appello, chiedendo a tutti di condividerlo. Vuole rivedere gli occhi di sua figlia per tentare di placare quel dolore che lo tormenta senza sosta.
«I suoi occhi sono stati donati alla banca degli occhi di Mestre - spiega l'uomo - e i suo organi al reparto trapianti di Padova. Era la volontà di mia figlia scoperta durante il controllo della sua carta di identità sulla quale c'era il timbro che la classificava come donatrice di organi».
Poche parole, nelle quali c'è l'immane sofferenza di un genitore che ha la sfortuna di sopravvivere ad un figlio. Nel breve post non c'è però spazio per il rancore o l'odio verso chi, quella sera, ha condotto Barbara alla morte, ma solo di supplica per ritrovare un battito della sua ragazza.
Un'immagine di Barbara Durastante campeggia ancor oggi sul platano dove perse la vita sul colpo. Ci sono ancora fiori e gagliardetti della Roma, la sua squadra del cuore.
Quella sera, il papà l'aspettava a casa, a Borgo Pra, ma al posto della figlia alla porta si presentarono i carabinieri di Belluno, per portare la tragica notizia. Non furono necessarie tante parole, perché la vista di un militare che bussa alla porta nel cuore della notte è già foriera di cattive notizie.

Barbara, come racconta il padre, aveva sempre espresso la volontà, in caso di morte prematura, di donare i suoi organi. Il suo ultimo dono di vita ad una vita che amava.
Lauredana Marsiglia
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Il Gazzettino