Estorsioni, cinque anni a Gaiatto

Estorsioni, cinque anni a Gaiatto
PORTOGRUAROSette imputati e altrettante condanne per estorsioni aggravate dal metodo mafioso (e un furto di bicicletta) nell'udienza svoltasi ieri mattina con rito abbreviato...

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PORTOGRUARO
Sette imputati e altrettante condanne per estorsioni aggravate dal metodo mafioso (e un furto di bicicletta) nell'udienza svoltasi ieri mattina con rito abbreviato davanti al gup di Trieste Massimo Tomassini che ha accolto così, seppur in parte, le richieste del pm Massimo De Bortoli. Tra gli imputati anche il trader portogruarese Fabio Gaiatto, già condannato a 15 anni e 4 mesi per la truffa della Venice (ora si attende la sentenza in Appello che sarà pronunciata a settembre), al quale sono stati inflitti 5 anni di reclusione, esclusa la recidiva, mentre è rimasta la sola aggravante del metodo mafioso e sono cadute le altre due.

IMPUTATI E CONDANNE
Gennaro Celentano, di Sant'Antimo, tuttora in carcere, è stato condannato a sei anni di reclusione; Mario Curtiello, anche lui di Sant'Antimo a 5 anni, come pure Domenico Esposito, di Sant'Antimo e Walter Borriello, domiciliato a Torre del Greco. Quattro anni invece per l'ex pugile olimpico Ovidiu Bali, ai domiciliari a Roma, mentre per Giovanni Cozzalino, residente a Concordia Sagittaria, la pena è di 8 mesi visto che doveva rispondere solamente di furto per aver rubato una bicicletta davanti alle Poste di Portogruaro. Il pm aveva chiesto condanne per oltre 38 anni di carcere per le estorsioni croate, ottenendo solamente una condanna complessiva di 30 anni e otto mesi
I CAPI D'ACCUSA
La vicenda giudiziaria fa riferimento a pressioni e intimidazioni commesse tra febbraio e marzo 2018 a Pola e a Portogruaro. Estorsioni messe a segno sfruttando il nome dei Casalesi per recuperare i 10 milioni di euro che erano spariti dai conti della Venice Investment Group del trader Gaiatto. Per quanto riguarda i capi di imputazione principali contestati, tre sono quelli segnati dal metodo mafioso: due estorsioni e un tentativo (la quarta imputazione riguarda solo Cozzolino ed è legata al furto della bicicletta).
LA RICOSTRUZIONE
Secondo la ricostruzione della Procura antimafia di Trieste, che ha coordinato i finanzieri della Dia, tra il 6 e 20 febbraio 2018, periodo in cui Gaiatto aveva la necessità di recuperare 10 milioni, sarebbero entrati in scena gli uomini del clan dei Casalesi. Per spaventare la commercialista di Pola, Karin Perusko, dissero: «Noi siamo i Casalesi, quelli veri, non gli altri. Gaiatto ci ha detto che una parte dei soldi sono finiti negli uffici di Pola. Siamo venuti a vedere se li avete voi». In seguito alle intimidazioni ci furono passaggi di proprietà a favore della Studio Holdindg di Gaiatto, di auto di lusso e denaro in contante da parte di Bariggi e dello stesso Cavalli.
L'AVVOCATO GALLETTI

Al termine dell'udienza preliminare, terminata con la condanna tra gli altri del portogruarese Gaiatto, l'avvocato Guido Galletti, che passo passo assiste il trader, ha avuto parole che non lasciano spazio a interpretazioni: «L'udienza era stata rinviata al 23 luglio perchè avrebbe dovuto parlare per repliche il pm De Bortoli. Ma giovedì mattina a Trieste lo stesso pm non ha detto nulla, non ha parlato. E subito dopo, senza nemmeno la Camera di consiglio, il gup ha letto il dipositivo con il quale ha condannato i sette imputati. Credo non ci sia altro da dire. Solo che potevano chiudere la vicenda la scorsa udienza, senza questo inutile rinvio». Ora il legale aspetta di poter leggere le motivazoni della sentenza per poi decidere come agire.
S.S.
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Il Gazzettino