Egregio Direttore, non c'è limite alla faccia tosta di alcuni politici.

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Egregio Direttore,non c'è limite alla faccia tosta di alcuni politici. Il Ministro degli Esteri Di Maio ieri, esultando per il risultato referendario proclamava: abbiamo ridotto...

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Egregio Direttore,
non c'è limite alla faccia tosta di alcuni politici. Il Ministro degli Esteri Di Maio ieri, esultando per il risultato referendario proclamava: abbiamo ridotto il numero dei parlamentari e adesso ridurremo i loro stipendi. Mi domando se il signor Di Maio abbia mai dato un'occhiata agli stipendi dei commessi parlamentari o, tanto per fare un esempio, agli stipendi e ai privilegi dei dipendenti della Banca d'Italia che in molti casi superano quelli dei parlamentari e dello stesso Presidente della Repubblica. È troppo difficile mettere mano sugli innumerevoli enti statali e parastatali. Più facile scatenare il popolo contro i parlamentari.

Paolo Mazzoleni
Mestre

Caro lettore,

questa tornata elettorale ha fornito molte, importanti indicazioni. Alcune variamente interpretabili, altre incontrovertibili. Tra queste ultime c'è, senza ombra di dubbio, la disfatta alle elezioni amministrative del Movimento 5 Stelle che da partito più votato d'Italia alle ultime politiche, si è ritrovato a incassare nelle regioni del Sud poco più del 10% dei consensi, mentre è quasi sparito al Nord: in Veneto non è più presente in consiglio regionale e nemmeno al comune di Venezia. Un vero e proprio collasso elettorale. È evidente che, dopo aver cercato di mascherare questa sconfitta con la vittoria (indubbia) del Sì al referendum, il Movimento e i suoi leader, primo fra tutti Di Maio, debbano cercare altri cavalli di battaglia con cui provare a frenare il declino a 5stelle e distogliere l'attenzione da altri tematiche ben più complesse e cruciali per l'avvenire del Paese, come la gestione dei fondi europei. Quello del taglio degli stipendi dei parlamentari è tema semplice, immediato, di sicura presa popolare. Sia bene chiaro: è giusto che se ne parli e se ne discuta. Magari si potrebbe approfittare per riflettere e rimediare ad alcune storture del nostro sistema: come l'incomprensibile differenza tra gli elevati compensi dei parlamentari e quelli assai più ridotti dei sindaci, soprattutto quelli dei medi comuni, che hanno invece molte più responsabilità, anche civili e penali, di deputati e senatori. Una cosa comunque deve essere chiara: la guerra agli sprechi veri è un'altra cosa. Ma affrontarla significa toccare solide rendite di posizione e poteri costituiti. E per riuscire a farlo non basta qualche annuncio o qualche campagna demagogica.
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Il Gazzettino