E nel pieno dell'incartamento spunta l'idea: sorteggiamolo

E nel pieno dell'incartamento spunta l'idea: sorteggiamolo
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Lo dicono come boutade. Ha il suono del paradosso. Quello che circola tra leghisti e grillini è questo: il nome del premier non c'è - Di Maio? Ma allora perché non Salvini? Un Terzo Uomo ma allora perché non una Prima Donna? - e allora si potrebbe ricorrere al sorteggio. L'idea della lotteria è la riprova, sia pure scherzosa, dell'incartamento in atto. La stampa internazionale sostiene che i grillo-leghisti sono «barbari», ma evidentemente sbaglia. Tra di loro devono esserci invece dei discendenti, ben nascosti sotto mentite spoglie, raffinati ateniesi del V secolo avanti Cristo. O almeno dei professoroni esperti di antichità classiche - un redivivo Arnaldo Momigliano in camicia verde o in divisa pentastellata? - che possono aver suggerito il «metodo della fava». Di che cosa si tratta? Del modo in cui, nella democrazia ateniese, venivano scelte alcune alte cariche. Le decideva il caso (tó autómaton), anzi venivano indicate da una fava, in una sorta di testa o croce. Quante critiche e recriminazioni, però, dopo la lotteria. Un sofista greco molto famoso, l'anonimo autore dei «Discorsi duplici», lamentava che il metodo della fava non aiutasse l'emergere delle competenze nel maneggiare i problemi dello Stato. E' come se il padrone di un campo - così egli scriveva - affidasse a sorte il lavoro ai suoi schiavi, «sicché quello che guida i buoi si mette a cucinare, e il cuoco a guidare i buoi». E insomma non basta una fava per finire a Palazzo Chigi e, soprattutto, per farlo funzionare.

Mario Ajello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino