Discoteche, i gestori: «Ora fateci riaprire»

Discoteche, i gestori: «Ora fateci riaprire»
LE REAZIONIPADOVA Scuotono tutti la testa, ma per motivi opposti. Davanti alle immagini dei ragazzi senza mascherine al Pride Village si arrabbiano sia i titolari delle discoteche...

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LE REAZIONI
PADOVA Scuotono tutti la testa, ma per motivi opposti. Davanti alle immagini dei ragazzi senza mascherine al Pride Village si arrabbiano sia i titolari delle discoteche sia i medici padovani. I primi: «Perché si può ballare ovunque ma non da noi? Siamo gli unici ad essere penalizzati, non ha senso». Poi, i secondi: «Sembra che sia tutto passato, ma non è affatto così. L'emergenza non è finita, troppa leggerezza ci preoccupa». Un anno dopo, rieccoci qui. Alle reazioni veementi davanti agli assembramenti estivi e ad un dibattito quantomai aperto.

LA POSIZIONE
Partiamo dai gestori delle discoteche, i primi ad indignarsi di fronte alle scene di festa nei bar, nei circoli e nelle piazze. «Ho ricevuto i video già nella notte e li abbiamo spediti alle autorità - dice Andrea Cavinato, titolare del Paradiso Latino a Campodarsego e presidente padovano della Silb-Fipe - Non per fare gli spioni o denunciare qualcosa, ma anzi per ricordare che noi siamo gli unici chiusi e che meritiamo di riaprire. La disparità è evidente. Non siamo affatto contrari a ciò che sta accadendo al Pride, chiediamo solo di riaprire con le stesse regole».
Andrea Massaggia, storico titolare del Q e di Villa Barbieri, è sulla stessa linea: «Basta un po' di musica per far sì che la gente si avvicini e inizi a ballare, allora che lo facciano fare a noi che almeno siamo del mestiere. Basta con questa contraddizione che vede luoghi dello spettacolo chiusi e altri luoghi aperti con la gente che balla. Noi siamo strutturati, abbiamo esperienza e potremmo gestire tutto al meglio».
RESPONSABILITÁ
I medici, però, non la pensano certo così. La dottoressa Astrid Ursula Behr, punto di riferimento della sanità padovana da 25 anni, è la direttrice della Terapia intensiva di Camposampiero. Parla da responsabile per il Veneto della Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti) e da mesi ribadisce l'importanza di avere un altissimo senso di responsabilità per evitare di tornare indietro. «Due settimane fa abbiamo chiuso una delle due rianimazioni - sospira - e poi il 9 giugno abbiamo dimesso l'ultimo paziente Covid positivo dal nostro reparto di Terapia intensiva. In questo momento tutto ciò ci sembra quasi irreale. A me vedere queste scene fa paura - ammette - Ma forse sono esagerata, speriamo che abbia ragione che ci governa».
L'APPELLO

L'ennesimo appello alla responsabilità arriva dal dottor Domenico Crisarà, medico di base in trincea per oltre un anno e presidente dell'Ordine dei Medici di Padova. «Quelle scene le stiamo vedendo in tutta Italia. Il rischio è che giustificando certi atteggiamenti con la voglia di uscire dopo un anno di limitazioni ci si trovi poi nelle stesse situazioni dell'anno scorso. La responsabilità non va abbassata: ricordo che gran parte della popolazione giovanile non è ancora vaccinata e che in ogni caso ci sono i rischi delle varianti». Poi, sul caso specifico: «Non servono multe e repressioni. Se c'è il rischio che certe scene si verifichino, bisogna evitarle prima. Serve massima responsabilità da parte di chi organizza, a maggior ragione se si tratta di esponenti politici. Lo ripeto: l'emergenza non è affatto finita».
G.Pip.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino