Discoteche, i gestori: «Ora fateci riaprire»

Domenica 13 Giugno 2021
LE REAZIONI
PADOVA Scuotono tutti la testa, ma per motivi opposti. Davanti alle immagini dei ragazzi senza mascherine al Pride Village si arrabbiano sia i titolari delle discoteche sia i medici padovani. I primi: «Perché si può ballare ovunque ma non da noi? Siamo gli unici ad essere penalizzati, non ha senso». Poi, i secondi: «Sembra che sia tutto passato, ma non è affatto così. L'emergenza non è finita, troppa leggerezza ci preoccupa». Un anno dopo, rieccoci qui. Alle reazioni veementi davanti agli assembramenti estivi e ad un dibattito quantomai aperto.
LA POSIZIONE
Partiamo dai gestori delle discoteche, i primi ad indignarsi di fronte alle scene di festa nei bar, nei circoli e nelle piazze. «Ho ricevuto i video già nella notte e li abbiamo spediti alle autorità - dice Andrea Cavinato, titolare del Paradiso Latino a Campodarsego e presidente padovano della Silb-Fipe - Non per fare gli spioni o denunciare qualcosa, ma anzi per ricordare che noi siamo gli unici chiusi e che meritiamo di riaprire. La disparità è evidente. Non siamo affatto contrari a ciò che sta accadendo al Pride, chiediamo solo di riaprire con le stesse regole».
Andrea Massaggia, storico titolare del Q e di Villa Barbieri, è sulla stessa linea: «Basta un po' di musica per far sì che la gente si avvicini e inizi a ballare, allora che lo facciano fare a noi che almeno siamo del mestiere. Basta con questa contraddizione che vede luoghi dello spettacolo chiusi e altri luoghi aperti con la gente che balla. Noi siamo strutturati, abbiamo esperienza e potremmo gestire tutto al meglio».
RESPONSABILITÁ
I medici, però, non la pensano certo così. La dottoressa Astrid Ursula Behr, punto di riferimento della sanità padovana da 25 anni, è la direttrice della Terapia intensiva di Camposampiero. Parla da responsabile per il Veneto della Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti) e da mesi ribadisce l'importanza di avere un altissimo senso di responsabilità per evitare di tornare indietro. «Due settimane fa abbiamo chiuso una delle due rianimazioni - sospira - e poi il 9 giugno abbiamo dimesso l'ultimo paziente Covid positivo dal nostro reparto di Terapia intensiva. In questo momento tutto ciò ci sembra quasi irreale. A me vedere queste scene fa paura - ammette - Ma forse sono esagerata, speriamo che abbia ragione che ci governa».
L'APPELLO
L'ennesimo appello alla responsabilità arriva dal dottor Domenico Crisarà, medico di base in trincea per oltre un anno e presidente dell'Ordine dei Medici di Padova. «Quelle scene le stiamo vedendo in tutta Italia. Il rischio è che giustificando certi atteggiamenti con la voglia di uscire dopo un anno di limitazioni ci si trovi poi nelle stesse situazioni dell'anno scorso. La responsabilità non va abbassata: ricordo che gran parte della popolazione giovanile non è ancora vaccinata e che in ogni caso ci sono i rischi delle varianti». Poi, sul caso specifico: «Non servono multe e repressioni. Se c'è il rischio che certe scene si verifichino, bisogna evitarle prima. Serve massima responsabilità da parte di chi organizza, a maggior ragione se si tratta di esponenti politici. Lo ripeto: l'emergenza non è affatto finita».
G.Pip.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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