Decreto enti locali: la Provincia attende

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BELLUNO - (dt) Occhi puntati sul decreto enti locali. Palazzo Piloni si gioca tutto: o vita o morte. Perché la manovra che sta partorendo il Governo per dare ossigeno alle Province al momento rappresenta l'unica iniezione di liquidità nelle casse dell'ente. Ma saranno risorse sufficienti? I più ottimisti parlano di 600 milioni, da dividere per tutte le Province dello Stivale. I più pessimisti, invece, o i più realisti, dicono che nel decreto enti locali non ci saranno più di 250-300 milioni. «In ogni caso la situazione è drammatica - dice Daniela Larese Filon, presidente della Provincia -. Sono anni che ci vengono tolti i trasferimenti da Roma. Lo scorso anno, per il contributo alla finanza pubblica, ci sono stati chiesti quasi 22 milioni. E quest'anno le previsioni parlano di altri 22,9 milioni». Si crea inevitabilmente uno squilibrio. Come sottolineato nell'esposto cautelativo depositato in Procura, Prefettura e alla Corte dei Conti. «Esatto. Tra prelievo forzoso e spese di ordinaria amministrazione, si crea un deficit di 28 milioni». Che fare? «Vediamo quanti soldi arriveranno. So che Variati (il presidente dell'Unione Province Italiane, ndr) ha avuto un altro incontro con il ministro. Speriamo che il decreto sia inversamente proporzionale rispetto ai tagli degli ultimi anni. Belluno ha pagato di più in termini di mancati trasferimenti; ora dovrebbe ricevere di più». E se così non fosse? «Ci penseremo quando avremo il dato ufficiale». La presidente si lascia alle spalle due giornate di mobilitazione sui due argomenti chiave: strade e scuole. Soprattutto per le scuole la situazione è critica: servirebbero 100 milioni per mettere in sicurezza gli istituti superiori. «I tagli ci hanno impedito di fare interventi strutturali. L'auspicio è che arrivino almeno 2 milioni l'anno, in modo da intervenire su una scuola alla volta». La mobilitazione però è sembrata poco incisiva. Pochi i sindaci presenti... «Non si può essere sempre dappertutto: i sindaci hanno un sacco di impegni. Forse bisogna capire quando è necessario esserci e quando si può delegare».

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Il Gazzettino