Dalla Cina a Villa del Conte, viaggio di 42 ore per votare: «Dovevo esserci»

Dalla Cina a Villa del Conte, viaggio di 42 ore per votare: «Dovevo esserci»
LA STORIAVILLA DEL CONTE Domenica si è presentato puntuale al seggio nel suo paese, Villa del Conte, per esprimere il suo consenso ad una maggiore autonomia del Veneto. Come...

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LA STORIA
VILLA DEL CONTE Domenica si è presentato puntuale al seggio nel suo paese, Villa del Conte, per esprimere il suo consenso ad una maggiore autonomia del Veneto. Come altri due milioni e 300mila veneti, in fondo. Solo che Massimo Favarin è ritornato apposta per il referendum dalla Cina e oggi rientrerà in Estremo Oriente: andata e ritorno nel giro di una settimana o poco più, diciannovemila chilometri, più di 42 ore complessive di viaggio, tra voli, scali, trasferte da e per l'aeroporto.

«Mi ero segnato la data sul calendario, lo sentivo come una responsabilità morale», racconta. Da tre anni, infatti, questo 38enne architetto trascorre buona parte dell'anno a Suzhou, grande centro urbano a nord di Shanghai, dove lo studio veneziano di cui è partner ha aperto una sede per seguire meglio i progetti di edilizia nella repubblica del dragone («E' l'unica città cinese gemellata con Venezia sorride - ovviamente non è stata scelta per questo, ma è quasi un segno del destino»). Nella zona risiedono almeno altri trecento conterranei. Con molti di loro, si ritrova nell'associazione Veneti in Cina: festeggiano il Capodanno veneto, il primo di marzo, e il carnevale, organizzano eventi e iniziative culturali, per tener vivo il legame con la nostra terra. Nelle scorse settimane, spiega, in tanti gli hanno domandato se fosse possibile partecipare alla consultazione da lì. Così ha chiesto lumi al Consolato e alla Regione: «Mi hanno risposto che no, non era possibile il voto dall'estero, come per altre elezioni. Temo sia stato un tentativo di far abbassare l'affluenza. Il diritto di voto andrebbe sempre garantito». Lui comunque non si è fatto scoraggiare, ha prenotato il volo (Shanghai Doha- Venezia) e ha fatto una capatina a casa. «Mi sono emozionato confida - Dopo 151 anni poter dire la mia per la mia terra, a prescindere si trattasse referendum consultivo, la ritengo una cosa bella». Vista da lontano l'autonomia gli appare ancora più necessaria. «Sono convinto che tutte le regioni italiane dovrebbero essere autonome. In un'Italia unita. La vera forza sta nel valorizzare la varietà caratteristica di questo paese. Anzi, l'Europa avrà un futuro solo se sarà un'Europa dei popoli, un'unione di territori con usi e costumi uguali, con una capacità di rispondere in modo molto più flessibile e dinamico alle sfide globali E' l'unica strada se vuole competere con colossi come la Russia, gli Stati Uniti o appunto, la Cina».
Con queste premesse, il giudizio sull'esito della consultazione referendaria non può che essere positivo: «Soprattutto perché domenica sono andati a votare i veneti. Ai seggi ho visto un movimento trasversale di popolo che chiedeva di poter sviluppare risorse, energie, cultura sul proprio territorio per dare un futuro in primis ai giovani. Per questo, secondo me, era importante votare: ognuno esprime la sua idea, ma l'astensionismo lo ritengo un nascondere la testa sotto la sabbia senza affrontare i problemi».

Il voto potrà portare qualche effetto concreto? «Innanzitutto, chi è andato a votare ha riportato la ricevuta. Non è una cosa così banale: tutti si identificheranno nel Veneto. E Luca Zaia, in qualità di presidente della Regione, ha tutti gli strumenti per andare a trattare e portare a casa un risultato. Ora non ci sono più scuse». Oggi pomeriggio Massimo Favarin risalirà sull'aereo per la Cina. Ma anche da laggiù continuerà a seguire il cammino verso un Veneto autonomo.
Mattia Zanardo
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Il Gazzettino