Mancavano pochi minuti alla mezzanotte del 12 febbraio 2001. E negli uffici della Squadra mobile si udì un urlo bestiale, che fece accapponare la pelle a tutti. L'urlo era stata...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Con l'indulto del 3 agosto 2006 era uscito dal carcere di strada Due Palazzi anche Eugenio Michelotto, quarantatreenne di Villafranca. Il 27 gennaio 1994 ha assassinato il padre Amedeo con 13 coltellate e ha ferito gravemente anche la matrigna. Un delitto per il quale l'uomo ha scontato la sua pena, finché l'indulto non gli ha accorciato la detenzione. Ma qualche anno dopo si sono riaperte le perte del carcere per Michelotto. L'accusa era di aver sottoposto i familiari a minacce e vessazioni.
Giovanni Mezzalana, detto Carlo, era originario di Piove di Sacco. Il 23 novembre 2007 aveva 53 anni ed era in argentina da quasi quindici. Ebbene, quella mattina il figlio diciassettenne, pure lui nato a Piove di Sacco, si è svegliato prima delle 6 per andare a scuola. Ma non ha svegliato il fratellino di 10 anni, che dormiva nella stessa stanza. È andato a prendere il fucile Mauser, che era carico da giorni. Se l'è messo in spalla ed è entrato nella camera del genitore. Gli ha puntato l'arma alla testa, sopra l'orecchio destro. E ha fatto fuoco.
Livio Stivanin ha afferrato il padre al collo. Con i pollici ha premuto sulla carotide e lo ha ammazzato. Almeno quattro interminabili minuti di strangolamento per strapparlo alla vita. Testimone della tragedia la madre, attraverso la finestra della cucina. Livio l'aveva chiusa fuori per uccidere il padre. Era il pomeriggio del 15 marzo 2011. Livio Stivanin aveva 46 anno e faceva l'operaio metalmeccanico. Padre di due figli si era separato ed era andato a vivere con i genitori a Grantorto. Il padre, Massimiliano, settantaduenne, era convalescente per un intervento a una gamba. E gli avevano preparato una camera da letto da basso perché non poteva fare le scale. La madre aveva visto il figlio sdraiarsi sopra il padre e strangolarlo.
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino