«Così 15 anni fa nacque l'idea di progettare quest'opera»

«Così 15 anni fa nacque l'idea di progettare quest'opera»
L'INTERVISTA / 2SANTA GIUSTINA IN COLLE «Il progetto nacque all'inizio degli anni Duemila, e dispiace che dopo tutti questi...

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L'INTERVISTA / 2
SANTA GIUSTINA IN COLLE

«Il progetto nacque all'inizio degli anni Duemila, e dispiace che dopo tutti questi anni siamo ancora qui a parlarne. Dovrebbe già essere realizzato, porterebbe molti vantaggi». Vittorio Casarin è un volto notissimo della politica padovana. Ex sindaco di Santa Giustina in Colle, ex consigliere regionale e soprattutto ex presidente della Provincia di Padova (due legislature dal 1999 al 2009). Ex democristiano, poi passato nelle file di Forza Italia, Casarin oggi è presidente della casa di riposo Centro servizi Bonora di Camposampiero. Continua però ad interessarsi alla politica locale e conferma che il Grande raccordo anulare di Padova resta il suo vecchio pallino.
Vittorio Casarin, come nacque l'idea?
«Nel 2000 progettammo il Piano della viabilità provinciale con una programmazione a lungo termine. Analizzammo tutto il Padovano concentrandoci sui cosiddetti punti neri, quelli dove registravamo maggior traffico e maggiori incidenti. Ci concentrammo su tutte quelle arterie che collegavano la cintura urbana al centro di Padova come fossero una raggiera attorno al perno centrale. Pensammo di metterle in rete. Così nacque il disegno del Grande Raccordo Anulare. Come quello di Roma, ma più piccolino».
In cosa consisteva, inizialmente?
«Pensammo ad um vero e proprio anello attorno alla città, sfruttando anche le tangenziali esistenti».
Perché quell'opera non è mai stata realizzata?
«Nel 2004 noi completammo il progetto, tutto a due corsie e con una corsia di sicurezza. Lo vendemmo alla società autostradale Venezia-Padova, che creò una società ad hoc per realizzarlo. La provincia non aveva certo le risorse per sobbarcarsi un'opera del genere. Il guaio, però, è venuto fuori dopo...».
Qual è stato, secondo lei, il guaio?
«Aggiungere al piano originario anche la camionabile, lungo la Riviera del Brenta accanto all'idrovia, ha complicato tutto. I sindaci si sono immediatamente opposti e si è scatenato il putiferio. Poteva anche aver senso, all'epoca, ma andava progettata semmai in un secondo momento. Bisogna slegarla dal progetto originario».
Negli anni successivi è arrivato il parere negativo del Ministero dell'Ambiente al Terraglione a nord, mentre i sindaci hanno chiesto lo stralcio del progetto della strada Bovolentana a sud. Quello attuale è un progetto comunque convincente?
«Piuttosto che non fare niente, è sempre meglio fare. Io sono per la politica del fare, punto e basta. Qualcuno dice che queste nuove opere rovinano l'ambiente, ma la realtà è che l'ambiente si rovina di più facendo confluire tutto il traffico in tanti ingorghi. Quest'opera, invece, renderebbe il traffico più fluido».
La sua previsione: il Grande raccordo anulare di Padova si farà?

«Il progetto era fattibile e secondo me lo è ancora, quindi mi auguro proprio di sì. Importante ora è trovare le risorse finanziarie necessarie. Costruire questo anello significa proiettare Padova nel futuro, anche dal punto di vista dell'accoglienza turistica».
G.P.
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Il Gazzettino