Consorzi agrari al bivio dell'autonomia

Consorzi agrari al bivio dell'autonomia
IL CASOTREVISO Da una parte bilanci magari in salute, ma non così solidi da dare certezze nel lungo periodo. Dall'altra la possibilità di aderire a un progetto in grado di...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
IL CASO
TREVISO Da una parte bilanci magari in salute, ma non così solidi da dare certezze nel lungo periodo. Dall'altra la possibilità di aderire a un progetto in grado di pompare nuova linfa e garantire basi più solide da cui ripartire. Nel mezzo un mare di dubbi, quelli agitati da una parte dei dipendenti e da alcune figure apicali che temono di veder ridotto, o azzerato, il loro ruolo. Su questi binari viaggia il Consorzio Agrario di Treviso-Belluno, 2.500 soci e 38 punti vendita distribuiti nel territorio, forse la pedina più importante in Veneto coinvolta nella grande operazione nazionale varata dalla Coldiretti di unire tutti i consorzi del paese in una sola società quotata in Borsa - Consorzi Agrari d'Italia (Cai) - partita qualche anno fa e ormai in dirittura d'arrivo. I vertici del consorzio trevigiano-bellunese sono convinti della bontà dell'operazione, molti soci un po' meno, spaventati dalla perdita di autonomia. E anche una fetta di dipendenti non si fida, teme ristrutturazioni e riorganizzazioni che qualche conseguenza potrebbero averla.

I CONTI
Il ragionamento fatto da Coldiretti è molto semplice: i consorzi attuali non sono attrezzati per stare sul mercato. Almeno per restarci a lungo. Hanno dimensioni troppo piccole per un settore in continua espansione. I bilanci lo dimostrano. Treviso-Belluno ha chiuso con un utile di circa 650mila euro, ma sulle casse pesa un'esposizione debitoria importante. Ciambella di salvataggio è un patrimonio immobiliare che rappresenta il tesoretto a cui aggrapparsi. Poco però per guardare il futuro con fiducia. «Stiamo vivendo la più grande crisi economica del dopoguerra e la situazione è difficile per tutte le aziende, nei più diversi settori - sottolinea Giorgio Polegato, presidente del Consorzio Treviso-Belluno e della Coldiretti trevigiana - ma a differenza di altri, noi abbiamo la consapevolezza del valore strategico rappresentato dal cibo e della necessità di cambiare per superare le fragilità presenti e cogliere tutte le opportunità del mercato».
L'AMMISSIONE
Polegato approva il progetto di entrare in una società di respiro nazionale: «L'obiettivo è mantenere radici solide sul territorio con la forza per difendere gli interessi delle imprese agricole sul mercato globale. Il radicamento locale è la vera forza dei Consorzi che entrano a far parte della rete di Consorzi Agrari d'Italia la più grande infrastruttura nazionale per dotazioni funzionali e capacità finanziaria. Serve infatti un salto di qualità per i Consorzi che il progetto Cai può offrire: solidità finanziaria, mutualità ed economie di scala. Ed è questo il circolo virtuoso innescato con il nuovo modello che affianca una regia nazionale a una valorizzazione delle strutture territoriali che sono la vera linfa del progetto. A tutelare le prerogative territoriali e lo sviluppo della rete delle agenzie ci sono la maggioranza dell'assemblea e del consiglio espressa dai Consorzi agrari e il patto parasociale tra Consorzi».
IL DISAGIO

Di fronte a tanto ottimismo ci sono altrettanti dubbi. Nonostante con le associazioni sindacali siano stati già stretti accordi che tutelano i posti di lavoro, non mancano le proteste. Tra Treviso e Belluno una fantomatica rappresentanza della forza lavoro, questa la firma senza specificare la consistenza di questa rappresentanza, ha diffuso un volantino in cui esprime tante perplessità sull'intera operazione: «A oggi - scrivono - il progetto industriale di Consorzi Italia non è noto a nessuno». E ribadiscono la necessità di restare autonomi. E poi i timori di perdere capacità decisionale, di ritrovarsi a dipendere da decisione prese da chi è lontanissimo dal territorio. Polegato fuga questi timori: «Può capitare che di fronte ad informazioni non complete o limitate scatti un meccanismo di difesa a priori. A volte per pregiudizio ma spesso per debolezza. Di certo la decisione alla fine spetta solo agli agricoltori associati. Al Consiglio di Amministrazione prima, poi all'Assemblea».
Paolo Calia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino