Computer a velocità da record

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LE MACCHINE
Oggi siamo abituati a tenere in tasca macchine estremamente complesse, condensate in pochi millimetri di spessore, in grado di svolgere qualsiasi tipo di operazione in un tempo rapidissimo. Perciò, nell'era degli smartphone, dei tablet e degli smartwatch, può sembrare incredibile che invece esistano ancora dei computer che necessitano di enormi costruzioni per contenerli e che per raffreddarsi hanno bisogno di intere piscine d'acqua. E si tratta anche di computer che sono sempre più indispensabili, in grado di svolgere qualcosa come milioni di miliardi di operazioni al secondo. Qualcosa di difficile solo da immaginare.

E altrettanto incredibile può sembrare che la sfida degli scienziati sia quella di produrne di sempre più grandi e veloci. D'altronde, più la scienza e la tecnologia avanzano, più i problemi da affrontare si fanno complessi. Dalla climatologia alla geofisica, passando per l'intelligenza artificiale, simili calcolatori possono aiutarci a trovare soluzioni che finora sono semplice teoria, come ad esempio la riduzione delle emissioni dei gas serra nei motori a combustione.
LA SFIDA
E anche se è la Cina ad avere i più potenti (il re assoluto è il Sunway Taihulight nel National Supercomputing Center di Wuxi, in grado di svolgere fino a un massimo di 125 milioni di miliardi di operazioni al secondo), un esempio di questi sensazionali computer ce l'abbiamo in Italia, e precisamente nel cuore della Pianura padana, a Ferrera Erbognone, in provincia di Pavia. È lì, fra le risaie della Lomellina, che sorge il Green Data Center di Eni, uno dei più moderni centri di calcolo al mondo, all'interno del quale lo scorso gennaio è stato attivato Hpc4, nome in codice di High Performance Computing layer 4.
LA STRUTTURA
Si tratta di un supercomputer che ha una tale potenza matematica da poter competere con i maggiori al mondo. Anzi, si tratta del più veloce calcolatore mai prodotto tra i sistemi non governativi. Per misurarne la potenza si utilizza l'unità dei petaFlops, uno dei quali equivale a un milione di miliardi di operazioni matematiche al secondo. Ebbene, Hpc4 può arrivare a un picco di 18,6 petaFlops, il che riesce a portare la potenza dell'intero Green Data Center alla cifra di 22,4 petaFlops, rendendo così l'infrastruttura informatica di Eni la più potente al mondo a livello industriale.
Un vero e proprio mostro tecnologico che l'azienda del cane a sei zampe utilizza per elaborare, tramite un sistema di algoritmi creato e sviluppato dalla stessa Eni, i dati geofisici provenienti da tutto il mondo. In pratica, nel cervellone di Ferrera Erbognone, viene interamente mappato il sottosuolo con grande precisione e con modelli tridimensionali, alla ricerca di giacimenti di petrolio e gas nascosti anche 10-15 chilometri sotto la superficie terrestre in un arco di migliaia di chilometri quadrati. È così che gli scienziati hanno effettuato nelle acque egiziane la più grande scoperta di gas naturale nel mar Mediterraneo: il giacimento di Zohr. «Con Hpc4 stiamo tracciando la strada dell'utilizzo di supercalcolatori nel mondo dell'energia - sottolinea l'ad di Eni, Claudio Descalzi - sistemi che potrebbero rivoluzionare il modo in cui vengono gestite le attività petrolifere e del gas».
Ma è chiaro che avere a disposizione una potenza di calcolo simile potrà servire anche ad altri scopi, come ad esempio quello della lotta alle minacce cibernetiche.
IL FABBISOGNO

Certo una delle questioni più spinose nella gestione di un centro di calcolo vasto come il Green Data Center (parliamo di 5.200 metri quadri di estensione) è il fabbisogno energetico, non solo per alimentare le oltre settemila macchine, ma anche per raffreddarle. Per risolvere questo problema, nella sede di Ferrera Erbognone si è scelto di adottare la tecnica del free-cooling diretto, vale a dire un sistema di raffreddamento che utilizza l'aria esterna, senza sprecare acqua. Per alimentarlo invece accanto al Green Data Center sorge un impianto fotovoltaico, composto da 2968 moduli che permettono di compensare parzialmente il consumo elettrico di Hpc4. Perché comunque, in fondo, la sola opera dell'uomo non basta mai.
Andrea Andrei
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino