Colpo di Trump, tasse dimezzate

Colpo di Trump, tasse dimezzate
Una nuova architettura del sistema erariale, e uno dei più grandi tagli alle tasse della storia americana. Donald Trump ha lanciato ieri la scommessa più ambiziosa della sua...

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Una nuova architettura del sistema erariale, e uno dei più grandi tagli alle tasse della storia americana. Donald Trump ha lanciato ieri la scommessa più ambiziosa della sua breve carriera politica, con un programma fiscale che, se dovesse avere il successo auspicato dai suoi autori, inscriverebbe il suo nome al fianco di quello di Ronald Reagan tra i grandi riformatori dell'economia del paese. Il progetto di legge prevede una caduta dell'aliquota sulle tasse d'impresa: dall'attuale 35% al 15%, e una semplificazione per individui e famiglie. Al posto dei sette livelli di imposizione odierni, si passerebbe a tre: 10%, 25% e 35%. I primi 24.000 dollari del reddito familiare sarebbero esentati dalla tassazione; scomparirebbe la tassa sui patrimoni ereditari, e l'imposta sul capital gain e sui dividendi azionari tornerebbe al 20%, dove si trovava prima dell'arrivo di Obama. Dall'altra parte scomparirebbe il lacunoso sistema delle esenzioni, che costringe oggi i contribuenti a custodire voluminosi archivi di documentazione, e complica la scrittura della cartella erariale al punto di rendere obbligatori i servizi professionali dei consulenti tributari.

La legge sarebbe accompagnata dall'offerta di uno scudo fiscale per i capitali all'estero, che nei calcoli del governo dovrebbe riportare migliaia di miliardi di dollari negli Usa. Il capo degli economisti della Casa Bianca Gary Cohen e il tesoriere Steven Mnuchin hanno presentato brevemente il piano ieri, definendolo una pietra miliare della nuova amministrazione, disegnata per rilanciare l'economia e l'occupazione americana. La loro presentazione non è potuta però andare oltre alle dichiarazioni di principio. Il dettaglio della riforma è ancora tutto da scrivere, come ad esempio l'indicazione di quali sono le fasce di reddito accoppiate alle aliquote, e quale sarà la tassazione proposta per i capitali scudati. L'incognita più seria poi riguarda poi il costo che la riforma avrebbe sui conti dello stato. Se il governo vorrà evitare lo scoglio di una richiesta di un voto di maggioranza al 60%, dovrà presentare una contabilità a somma zero: i tagli dovranno pareggiare le nuove entrate.

La Commissione Tasse del congresso avverte invece che buona parte dei 200 miliardi di tagli annui previsti dalla riforma sono senza copertura, e ha anche messo in chiaro che non è disposta ad accettare l'aspettativa di una crescita del pil esplosiva, come quella che promette la Casa Bianca, a garanzia di future coperture. Questo giudizio algebrico potrebbe influire sulle sorti del dibattito, e sul voto del legislativo, che al momento si presenta incerto. Un segnale positivo per le future battaglie congressuali è l'accordo ritrovato con il Freedom Caucus, la lobby ultra conservativa che aveva affossato la proposta di controriforma sanitaria il mese scorso. Il gruppo ha detto ieri che darà il suo consenso alle seconda versione del testo di legge, il quale sembra escludere la responsabilità delle assicurazioni per le malattie preesistenti al momento della stipula di una polizza. La misura, che cancellerebbe una delle conquiste chiave della riforma Obama, è però osteggiata dall'opposizione e dall'ala moderata dei repubblicani, che insieme potrebbero aprire nuove falle nella maggioranza. Per l'immediato invece il governo sembra invece disposto a pagare i sussidi sulle polizze degli americani meno abbienti, ed evitare così un contenzioso con i democratici che avrebbe portato al blocco totale della spesa pubblica tra due giorni.
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Il Gazzettino