È tornato a parlare in pubblico il vescovo Claudio Cipolla dopo il suo viaggio in Sud America e lo ha fatto ieri mattina a Sant'Urbano d'Este, affrontando lo scandalo che ha...
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Da un paio di mesi la Diocesi padovana è nell'occhio del ciclone, causa un'inchiesta giudiziaria nata dalle dichiarazioni di una donna che ha raccontato ai carabinieri di festini a luci rosse, organizzati da don Andrea Contin nella canonica di San Lazzaro. Dichiarazioni da cui sono scaturite le accuse di violenza privata e favoreggiamento della prostituzione per il sacerdote. Ma lo scandalo non è rimasto circoscritto a un unico caso, perché ben resto i preti coinvolti sono saliti a due e poi a quattro, numeri che paiono destinati a salire.
Compresa la gravità dei fatti, il vescovo ha prima scritto dal Sud America una lettera ai fedeli, esprimendo la sua vergogna per i fatti emersi, che hanno coperto di ridicolo l'intera Diocesi, chiedendo perdono a una comunità frastornata e confusa e annunciando provvedimenti anche nel caso la vicenda non debba riservare risvolti penali.
Quindi è tornato ieri sull'argomento durante la cerimonia della Cresima in una affollatissima chiesa, dove si erano riuniti anche i fedeli delle parrocchie delle frazioni. Naturalmente con il linguaggio proprio del suo rango. Ovvero inserendo il caso individuale in un più ampio richiamo ai valori cristiani. Però quando invita i fedeli a costruire una comunità «nuova» seguendo solo il «vangelo e non i preti», il pensiero non può non andare alla vicenda Contin.
Anche perché Cipolla rafforza i suoi moniti ricordando come ciascuno debba rispondere della propria identità e quando si trova di fronte a determinate scelte, può anche dire di no, basta resti una brava persona. Da preferire, par di capire, a un cattivo sacerdote.
Il vescovo torna poi più volte sul concetto di «identità tradite» ricordando, rivolto ai cresimandi, quante volte «noi adulti tradiamo i giovani». Cipolla sembra poi cambiare argomento quando affronta il tema del calo delle vocazioni, fenomeno destinato a crescere in futuro, invitando pertanto i fedeli a prepararsi a costruire una «comunità nuova». Parla di peccato e della capacità del Signore di perdonare, infinitamente maggiore della nostra, del dovere genitoriale di comunicare con i figli, senza però essere troppo indulgenti, e infine persino della droga.
Ma poi ecco tornare all'esempio che devono dare gli adulti, preti o laici, a cui i ragazzi «devono chiedere di più» e ancora a quel martellante richiamo a «noi adulti che tradiamo i giovani». Un'omelia senza sconti per nessuno, seguita in religioso, è il caso di dirlo, silenzio dai fedeli. Che solo a cerimonia ultimata, quando Cipolla ha lasciato l'altare per rientrare in canonica dove ha smesso i paramenti vescovili, ha potuto sciogliersi in un applauso liberatorio. Concedendosi finalmente a quella sospirata gioia per il giorno di festa, certi che Cipolla saprà traghettare la comunità fuori da queste acque tempestose.
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Il Gazzettino