«Ci appelliamo a Sgarbi»

«Ci appelliamo a Sgarbi»
(L.M.) Tornano all'attacco dell'amministrazione, dalla quale si sentono considerati cittadini di serie B, i componenti dell'ex commissione per la rappresentanza dei cittadini...

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(L.M.) Tornano all'attacco dell'amministrazione, dalla quale si sentono considerati cittadini di serie B, i componenti dell'ex commissione per la rappresentanza dei cittadini stranieri. «Abbiamo intenzione di far sentire la nostra voce alla manifestazione "Babele" in programma il prossimo autunno - spiega la presidente della commissione, Egi Cenolli - Dopo la gaffe dell'assessore Cavatton sugli ospiti di Babele, prima annunciati e poi smentiti dopo l'intervento di Sgarbi, abbiamo deciso di inviare una lettera proprio a Vittorio Sgarbi che si occupa della manifestazione. La nostra idea è consegnare ad ognuno degli ospiti illustri che parteciperanno a "Babele", come Moni Ovaida o Vito Mancuso, un documento nel quale descriviamo la situazione dei "padovani del mondo", cioè degli stranieri a Padova».

Cenolli sottolinea come non si possa credere che la cultura, la dimensione intellettuale debba essere scissa da quello che accade nella realtà quotidiana. «Non si possono fare bei discorsi, raffinati, e poi negare i diritti di chi a Padova lavora onestamente - puntualizza - Pensiamo ai tagli ai mediatori culturali, le discriminazioni nelle graduatorie per l'accesso a scuole e abitazioni, la soppressione della Commissione stranieri o la chiusura degli sportelli per l'immigrazione, per fare alcuni esempi».

L'ex presidente ricorda come l'opera della commissione sia sempre stata volta a costruire ponti non ad erigere muri perché in una città più amichevole, in grado di affrontare le sfide globali, si deve operare insieme. «È necessario valorizzare quanto c'è di buono per arrivare ad una Padova più ricca e coesa - conclude Cenolli - Tramite Babele cercheremo di far arrivare questo messaggio a tutti». Con l'ex presidente anche Mabel Malijan, filippina, Ogbomo Stella, nigeriana, Alla Mulyavka, ucraina, e Sham Selim del Bangladesh. I "Padovani del mondo" ribadiscono come Caritas, Fondazione Moresca e Inps, per non citarne che alcuni, ricordino ogni giorno come le comunità straniere siano una risorsa che in città viene invece fortemente penalizzata. «Fino a due anni fa Stella ed io facevamo i mediatori culturali, figura che ora è stata cancellata, in pratica siamo anche senza lavoro. I bambini hanno però bisogno di noi e quindi ci impegnamo ancora come volontariato per aiutare chi non sa parlare italiano - racconta Malijan - Non c'è più nemmeno nessun corso di italiano. È stato cancellato il progetto Fiel finanziato dall'Europa per il quale però il Comune non ha richiesto finanziamenti. E questo è solo un esempio di come la situazione sia peggiorata». Alla Mulyavka invece puntualizza che continua a fare il mediatore culturale per la sua comunità ma solo nel veneziano mentre a Padova si impegna come volontaria. «Se i genitori chiedono conto di quanto accaduto - afferma Malijan - la risposta è "arrangiatevi non ci sono soldi per queste cose"». Se la scuola è un punto fondamentale per l'integrazione numerosi sono invece i disagi vissuti anche in questo ambito negli ultimi due anni: difficoltà di accesso ai servizi, asili compresi, e rilascio delle pratiche per ottenere la cittadinanza con tempi passati da un paio di settimane a circa sei mesi. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino