CHI LAVORA MONTAGNANA Ha ereditato dal padre Leo un'azienda che oggi conta sessant'anni

CHI LAVORA MONTAGNANA Ha ereditato dal padre Leo un'azienda che oggi conta sessant'anni
CHI LAVORAMONTAGNANA Ha ereditato dal padre Leo un'azienda che oggi conta sessant'anni di storia, ma in oltre mezzo secolo uno stop simile non l'aveva mai vissuto. «Fermarci non...

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CHI LAVORA
MONTAGNANA Ha ereditato dal padre Leo un'azienda che oggi conta sessant'anni di storia, ma in oltre mezzo secolo uno stop simile non l'aveva mai vissuto. «Fermarci non è stato affatto facile, per fortuna siamo tra quelli che sono potuti ripartire» sospira Gianluca Dall'Aglio osservando i suoi operai al lavoro con guanti e mascherine. Titolare della Omd, officina meccanica di Montagnana, è anche il presidente mandamentale della Confartigianato.

Gianluca, che impatto ha avuto su di voi l'emergenza Coronavirus?
«Abbiamo dovuto fermarci per due settimane, in attesa che i clienti potessero darci dei chiarimenti sull'appartenenza delle loro filiere. Noi lavoriamo pezzi meccanici per conto terzi, per diversi tipi di macchinari, e dovevamo capire se si trattava di filiere ritenute fondamentali o meno».
Quando avete potuto riaprire?
«Tre settimane fa, dopo aver avuto tutte le certezze dai clienti ai quali facciamo da fornitori. Abbiamo inviato la nostra auto-dichiarazione al prefetto e abbiamo riaperto (l'autorizzazione è arrivata con la regola del silenzio-assenso, ndr)».
Quali sono le filiere che vi hanno permesso di tornare all'attività prima della fase due?
«Un nostro cliente lavora nel settore delle cartiere, autorizzate dal governo a proseguire l'attività. Siamo partiti da lui. Ma i nostri particolari meccanici vanno a servire una miriade di macchinari quindi le filiere sono moltissime».
Lei ha dieci dipendenti. Nelle due settimane di stop come li avete gestiti?
«Abbiamo richiesto la cassa integrazione specifica prevista per il settore dell'artigianato e speriamo che questo fondamentale sostegno dello Stato arrivi ai nostri lavoratori il prima possibile».
Per lavorare, intanto, dovete rispettare rigidissimi protocolli di sicurezza.
«Sì, stiamo seguendo ogni direttiva. Già la modalità d'ingresso è cambiata per evitare assembramenti e ogni lavoratore prima di accedere all'officina deve compilare un'autocertificazione in cui dichiara di non avere la febbre».
Come avete fatto scorta di mascherine, guanti e altri dispositivi di protezione?
«Ci siamo mossi subito, appena è esplosa l'emergenza, acquistando un importante stock di mascherine Ffp2 e anche di liquidi disinfettanti. I prezzi erano già fuori mercato, ora speriamo che calino».
Dal punto di vista delle pulizie, invece, come siete organizzati?
«Ogni lavoratore alla fine del proprio turno dopo aver spento i macchinari pulisce dove ha lavorato. Un'impresa autorizzata, invece, interviene ogni sera per pulire in modo più approfondito spogliatoi, bagni e altre aree comuni».
Avete dovuto riorganizzare gli spazi?
«Sì, per fortuna noi godiamo di uno spazio molto ampio perché parliamo di tremila metri quadri, ma abbiamo dilatato ulteriormente le distanze tra un operaio e altro. A differenza di altre imprese abbiamo la fortuna, in questo caso, che il nostro è un lavoro quasi sempre individuale e non di squadra. Sono molto rare le occasioni di contatto, quasi nulle. In ogni caso abbiamo ridisegnato tutto, prevedendo accessi scaglionati, e c'è una toilette apposita per chi arriva da fuori».
Dal punto di vista economico quanto vi costa tutto ciò?

«Per le stime è ancora presto, ma considerato il tempo impiegato per le pulizie posso assicurare che la produttività giornaliera si riduce del 10%».
G.Pip.
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Il Gazzettino