Chailly vince la scommessa

Chailly vince la scommessa
Attila conquista la Scala. L'opera di Verdi diretta da Riccardo Chailly ha inaugurato ieri, con grande e meritato successo, la stagione 2018/2019 con un nuovo allestimento firmato...

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Attila conquista la Scala. L'opera di Verdi diretta da Riccardo Chailly ha inaugurato ieri, con grande e meritato successo, la stagione 2018/2019 con un nuovo allestimento firmato da Davide Livermore. Chailly ha vinto la sua scommessa, mettendo in luce tutta la sostanza musicale di una partitura considerata per troppo tempo minore, nella quale accanto a slanci patriottici e pagine convenzionali ci sono gioielli d'invenzione melodica e orchestrale, come la romanza di Odabella nel primo atto, dalla strumentazione raffinatissima, oppure la descrizione del temporale nel Prologo, il sogno di Attila e il finale dell'atto Primo.

Odabella, figlia del signore d'Aquileia, è una vera e propria guerriera con un unico obiettivo: vendicare il padre e uccidere il suo assassino Attila. Il re degli Unni rifiuta sdegnato il compromesso con il romano Ezio, che gli propone di mantenere il potere ovunque ma di lasciargli l'Italia. Allo stesso tempo è innamorato di Odabella al punto di volerla sposare. Lei gli salva la vita, sventando un avvelenamento, ma solo per vendicarsi uccidendolo con la sua stessa spada.
PASSO AVANTI
Verdi con Attila compie un gran passo avanti verso il realismo psicologico delle opere successive. L'interesse per il dolore e il desiderio di vendetta è evidente già dal commovente Preludio, con quel disegno cupo e dolente dei fagotti con gli archi, che poi diventa una drammatica fanfara degli ottoni. Chailly ha dato una lettura raffinata della partitura, assecondato da orchestra e coro in grande spolvero. Il regista colloca la vicenda in un non precisato Novecento tra gli orrori di una guerra d'occupazione. Virtuosismi scenografici disegnano il sogno premonitore di Attila e l'arrivo in scena di Papa Leone su un cavallo bianco: qui Verdi omaggia il Commendatore nel Don Giovanni di Mozart.
Con Livermore ha collaborato lo Studio Giò Forma, lo scenografo Antonio Castro ha utilizzato video di d-Wok, mentre i bei costumi sono di Gianluca Falaschi. L'antefatto dell'opera è la morte del padre di Odabella. Livermore la racconta in un video: lei bambina si dispera sul cadavere del padre in una prateria desolata. Nel ruolo del titolo canta Ildar Abdrazakov, voce non grandissima ma bella e timbrata; Saioa Hernández, al suo debutto alla Scala, è una Odabella magnifica e di temperamento, Fabio Sartori è un convincente Foresto. Completano il cast George Petean (Ezio) Francesco Pittari (Udino) e Gianluca Buratto (Leone). Sono previste sette repliche, fino all'8 gennaio.

Luca Della Libera
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino