Catalogna motore della Spagna, boom del Pil

Catalogna motore della Spagna, boom del Pil
ROMA- La Spagna fa bene, la Catalogna fa meglio. I numeri della ripresa parlano da soli. Il prodotto interno lordo catalano equivale a circa il 20% di quello spagnolo. Secondo...

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ROMA- La Spagna fa bene, la Catalogna fa meglio. I numeri della ripresa parlano da soli. Il prodotto interno lordo catalano equivale a circa il 20% di quello spagnolo. Secondo Idescat, l'istituto statistico della regione, nel 2016 il pil della Catalogna ha toccato quota 223 miliardi euro (+3,5% rispetto al 2015). Due decimali sopra la madrepatria. In versione pro capite il dato segna uno stacco più marcato fra il cittadino catalano e quello spagnolo: il primo totalizza 27.633 euro l'anno contro i 24.100 del secondo.

A trainare l'economia catalana sono il settore delle costruzioni, che nel 2016 è cresciuto del 3,2%, quello dei servizi (+3,1%), ma soprattutto quello industriale che ha visto un incremento del 4%. Merito anche degli investitori stranieri che a Barcellona e dintorni hanno messo radici. Secondo Catalunya Trade and Investments, l'agenzia locale per la promozione degli investimenti, sono 7086 le aziende straniere stabilite in Catalogna, quasi la metà delle multinazionali presenti in Spagna. I più attivi sono i tedeschi (13%), seguiti da Francia (12,7%), Stati Uniti (11,5%) e Italia (9,2%). Nel 2016 gli investimenti stranieri nella regione sono arrivati a 4.856 milioni di euro, appena l'1,3% in meno rispetto al 2015, l'anno dei record. Anche Amazon non ha resistito al richiamo catalano. All'inizio di ottobre a El Prat de Llobregat, a quaranta chilometri dall'aeroporto di Barcellona aprirà i battenti il più imponente centro logistico del sud Europa, ben 60mila metri quadrati. Darà lavoro a 1500 persone: un investimento da 200 milioni di euro.
Lo stabilimento di Jeff Bezos contribuirà, nel suo piccolo, a far calare ancora la disoccupazione che l'anno scorso si è sgonfiata fino allo 13,2%, contro il 17,8% della Spagna. Se a novembre le strade di Madrid e Barcellona si dividessero davvero, re Filippo VI dovrebbe rinunciare al motore principale della ripresa.
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Il Gazzettino