Caso migranti, l'ex prefetto di Padova: «Le schifezze? Quelle contro di me»

Caso migranti, l'ex prefetto di Padova: «Le schifezze? Quelle contro di me»
L'INCHIESTAPADOVA In attesa di tornare a Padova per essere ascoltato dai magistrati, ha rimesso piede nel suo vecchio ufficio per salutare il suo superiore e prendere le ultime...

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L'INCHIESTA
PADOVA In attesa di tornare a Padova per essere ascoltato dai magistrati, ha rimesso piede nel suo vecchio ufficio per salutare il suo superiore e prendere le ultime cose. Pasquale Aversa, ormai ex viceprefetto, ieri mattina si è presentato a Palazzo Santo Stefano e il suo arrivo non è certo passato inosservato. Il nome di Aversa risulta infatti centrale nell'inchiesta della procura di Padova sulla gestione dei centri d'accoglienza in provincia. Con lui sono indagati l'ex funzionaria Tiziana Quintario (ora a Bologna) e i vertici di Edeco, la cooperativa che gestisce anche i grandi hub di Bagnoli e Cona a cavallo tra le province di Venezia e Padova.

Si parla di soffiate fatte pervenire a Simone Borile (capo della cooperativa) e di bandi creati ad hoc per favorirla, ma di tutto questo ieri Aversa non ha voluto parlare. «Non ho niente da dire, voglio essere lasciato in pace» sono le uniche parole di un uomo che non ha mai amato stare sotto i riflettori. Intanto ieri ha preso gli ultimi scatoloni dalla sua abitazione padovana e ora è pronto per una nuova tappa della sua lunga carriera.
COMMISSARIO A GIOIA TAURO
Nei prossimi giorni Aversa è infatti atteso a Gioia Tauro (Reggio Calabria) dove andrà a guidare, in qualità di commissario, un'amministrazione sciolta per mafia. La nomina è arrivata con un decreto datato 9 agosto firmato dal Presidente della Repubblica su proposta del Ministro dell'Interno: l'eco dell'inchiesta padovana ha attraversato l'Italia da nord a sud e da quelle parti l'arrivo di un viceprefetto indagato ha suscitato immediate polemiche. Ieri, da Reggio Calabria, i militanti di Casapound hanno infatti diffuso una piccata nota contro questa nomina. «Apprendiamo con disappunto della scelta di affidare la gestione dell'ente comunale all'ex viceprefetto poiché secondo le indagini avrebbe abusato della sua posizione e rilevato segreti d'ufficio per influenzare gare d'appalto riguardanti il business dell'accoglienza - scrive l'esponente locale Roberto Irrea . Al momento si tratta di sole indagini, ma risulta incomprensibile la natura di questa scelta, come se gestire Gioia Tauro fosse la punizione per pezzi di Stato indagati».
L'INTERCETTAZIONE
Nel fascicolo in mano al procuratore capo Matteo Stuccilli risulta anche un'intercettazione in cui l'ex prefetto di Padova Patrizia Impresa (ora a Bologna) si rivolge così allo stesso Aversa: «È vero che ne abbiamo fatte di porcherie, però quando le potevamo fare». Dagli atti emerge anche la soffiata a Borile su un'imminente controllo al centro di Bagnoli, con il prefetto che ne parla al suo vice e gli dice di avvisare il capo della coop. Patrizia Impresa non è indagata, ma le intercettazioni che la coinvolgono hanno suscitato comunque clamore. Ieri, al termine di una cerimonia a Bologna, l'alta funzionaria dello Stato è tornata sulla vicenda con toni decisamente lapidari: «Ho già dato tutte quelle che erano le spiegazioni opportune. Credo sia stata fatta, nei miei confronti, una vera e propria schifezza ma come si può constatare, questo non è un reato. E non ho altro da aggiungere».
Tra i corridoi della Prefettura di Padova nessuno ha voglia di parlare pubblicamente dell'inchiesta ma più di qualcuno, sottovoce, prende le difese di Pasquale Aversa: «Per quale motivo avrebbe dovuto favorire la cooperativa? Non è stato dimostrato alcun ritorno o alcun vantaggio di tipo personale».

Chi aveva già ampiamente preso le difese di Aversa, garantendo sulla sua onestà, è l'attuale prefetto Renato Franceschelli, che nel periodo degli episodi citati non era ancora in servizio a Padova. «In ogni caso - precisa ora Franceschelli - l'attività della Prefettura prosegue regolarmente. Quello dell'accoglienza è un tema molto complesso ma noi stiamo facendo il massimo. Qui ci sono 75 persone che fanno bene il proprio lavoro senza alcun condizionamento».
Gabriele Pipia
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Il Gazzettino