Caro Direttore, la Gran Bretagna vieta l'ingresso a chi non sa l'inglese e non

Caro Direttore, la Gran Bretagna vieta l'ingresso a chi non sa l'inglese e non
Caro Direttore,la Gran Bretagna vieta l'ingresso a chi non sa l'inglese e non ha un certo reddito. Odioso per un Paese che ci ha insegnato la democrazia e che ha il culto della...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Caro Direttore,
la Gran Bretagna vieta l'ingresso a chi non sa l'inglese e non ha un certo reddito. Odioso per un Paese che ci ha insegnato la democrazia e che ha il culto della libertà. Ma come dice Edoardo: ...ha da passa' a' nuttata. Boris Johnson non è eterno.

Enzo Fuso
Lendinara (Rovigo)

Caro lettore,

nessuno è eterno, figuriamoci se lo può essere un funambolico e sregolato leader politico come Boris Johnson. Ma le premesse perchè il premier britannico resti a lungo a Downing Street ci sono tutte. Perchè se oltre Manica una nottata deve passare, è quella della politica riformista e liberale britannica, immersa da anni in un sonno profondo e incapace di leggere la società britannica e le sue dinamiche più profonde e reali. Non dimentichiamoci che Boris Johnson ha costruito la sua strabordante vittoria elettorale, premessa alla Brexit e alle decisioni successive, sulle macerie del partito laburista guidato da Jeremy Corbin, il quale si è rivolto a un elettorato britannico sfiduciato e preoccupato con un programma da Internazionale socialista, rispolverando parole d'ordine e proposte economiche vecchie di decenni e cadute quasi ovunque in disuso. Uno straordinario assist per Johnson e i pur divisissimi conservatori britannici che hanno così ottenuto un successo elettorale che li ha riportati ai fasti di Margharet Thachter e ha spalancato le porte all'uscita del Regno Unito dalla Ue. Un passaggio storico che, è bene sottolinearlo, non è affatto «un affare o un problema soprattutto per gli inglesi», come, per tanto tempo, in molti in Italia e altrove hanno preferito pensare. Lo è anche per noi. E le nuove barriere contro l'ingresso degli stranieri innalzate in questi giorni dal governo britannico sono lì a dimostrarlo. Ora per tanti italiani giovani e meno giovani, lasciarsi alle spalle tutto per andare a Londra o a Liverpool a sfornare pizze o a far la commessa, sarà se non impossibile assai più difficile di prima. Un cambiamento epocale, quasi rivoluzionario, per un Paese tradizionalmente aperto come la Gran Bretagna, ma una conseguenza inevitabile della Brexit e delle scelte politiche di Johnson. Quanto sta accadendo oltre Manica ci dice però anche un'altra cosa: che il processo di integrazione europea non è un percorso inarrestabile e irreversibile. Può piacere o meno sentirselo dire, ma è esattamente così. La Brexit dimostra che l'Europa può essere unita e restare unita se è in grado di essere un soggetto attivo, se è capace di generare nuove energie e di fronteggiare con più efficacia le crisi. Se insomma, superando anche consolidate pretese egemoniche, saprà andare oltre l'europeismo di maniera e porre le condizioni perchè prenda forma, una vera e solida Unione politica ed economica. In caso contrario la Brexit rischia di non rimanere un evento isolato. E non credo sarebbe una notizia positiva.
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino