Carlo Nordio A una prima lettura, il programma sulla Giustizia esposto dal Presidente Conte sembra mitigare le istanze estreme...
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A una prima lettura, il programma sulla Giustizia esposto dal Presidente Conte sembra mitigare le istanze estreme che caratterizzavano il cosiddetto contratto di governo. Sulla legittima difesa, si parla solo di generico potenziamento; sulla prescrizione, di una sua restituzione alla funzione originaria; sulla certezza della pena, di un suo contemperamento con lo scopo riabilitativo. Insomma nulla di rivoluzionario: non la licenza di sparare sempre e comunque in casa propria, non il carcere per tutti; non un eterno calvario per chi cada nella rete della legge penale. Accanto a queste apparenti novità, le usuali aspirazioni predicate da tutti i governi precedenti: processi più rapidi, giustizia più snella, risarcimento per le vittime, lotta alla mafia e alla corruzione. Un programma che presenta una continuità di propositi e che, temiamo, produrrà altrettante delusioni, per alcune ragioni che provo a spiegare.
Primo. Processi celeri. La lentezza della nostra giustizia, soprattutto di quella penale, è determinata da un fattore molto semplice: la disparità, o meglio l'incompatibilità tra i mezzi disponibili e i fini perseguiti. I mezzi sono quelli noti: pochi magistrati, ancor meno collaboratori, e strutture antiquate. I fini sono quelli di perseguire tutti i reati, con un'azione penale che è obbligatoria. Quindi: o si aumentano i mezzi, ma questo è impossibile perché non ci sono risorse, e comunque l'arruolamento (...)
Continua a pagina 27
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Il Gazzettino