BRUTALE PESTAGGIO JESOLO Incensurati. E tutti e tre appartenenti a famiglie solide,

BRUTALE PESTAGGIO JESOLO Incensurati. E tutti e tre appartenenti a famiglie solide,
BRUTALE PESTAGGIOJESOLO Incensurati. E tutti e tre appartenenti a famiglie solide, senza problemi alle spalle. Sono i tre jesolani di 30 anni, identificati e denunciati per il...

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BRUTALE PESTAGGIO
JESOLO Incensurati. E tutti e tre appartenenti a famiglie solide, senza problemi alle spalle. Sono i tre jesolani di 30 anni, identificati e denunciati per il brutale pestaggio di mercoledì notte, in piazza Milano, ai danni di un 38enne tunisino, con precedenti, ora ricoverato all'ospedale dell'Angelo di Mestre in coma farmacologico dopo aver ricevuto una tempesta di pugni e calci durata circa un minuto.

Una scena tremenda, immortalata dalle telecamere di videosorveglianza della zona e dai telefonini di alcuni testimoni, con il video diffuso nella rete nelle ore successive. Ed è grazie anche a queste immagini che gli uomini dell'Arma sono risaliti ai tre ragazzi.
IL GONDOLIERE
Tre giovani definiti di buona famiglia, senza problemi, senza troppi grilli per la testa. E tutti e tre con un lavoro, due in città in attività legate alla stagione e uno a Venezia dove lavora come gondoliere. Insomma, delle situazioni normali, come tante altre. Aspetti che rendono ancora più paradossale e incredibile quanto accaduto. Non a caso, come in altre occasioni, i tre ragazzi, assieme ad altri conoscenti, si erano ritrovati in compagnia. Questa volta la scelta è ricaduta sul bar Comida, un locale che non frequentavano abitualmente ma dove volevano fare l'ultimo giro prima di andare a letto, aspettando l'arrivo di tutti gli amici e che tutti terminassero il turno di lavoro per trovarsi assieme. Quasi un rito, per gettarsi alle spalle la giornata lavorativa e fare due chiacchiere su quanto successo durante il giorno. E invece quello che è successo dopo è cronaca, con la vittima sottoposta nella notte di mercoledì a un delicato intervento chirurgico per cercare di ricomporre le fratture al volto. I medici, prima di svegliarlo, attenderanno altre 24 ore, anche per valutare eventuali danni dal cervello. Eppure tra chi conosce i tre giovani, gli amici parlando di tre ragazzi tranquilli e senza problemi. Nei loro confronti non viene evidenziata nemmeno nessuna avvisaglia su quanto accaduto.
Compito dell'inchiesta in mano ai carabinieri di Jesolo e al Nucleo operativo della Compagnia di San Donà di Piave, sarà quello di individuare altri responsabili dell'aggressione e chiarire anche le dinamiche della rissa.
Fondamentale, con l'ascolto di chi ha fatto da testimone e di chi era all'interno del bar, sarà ricostruire la genesi della rissa. Capire, cioè, cos'abbia scatenato la furia dei tre jesolani identificati dai militari dell'Arma attraverso le telecamere e i video, diventati virali nel giro di pochissimi minuti. Sono le immagini a parlare e mostrare due persone che ne aggrediscono una. Il video poi finisce con altre due persone che si accaniscono verso una a terra.
IL RITRATTO
Ad emergere, semmai, è un ritratto di tre classici trentenni, legati al lavoro e alla compagnia di amici. Esattamente come tanti altri loro coetanei. E anche per questo, per nessuno era immaginabile un episodio come quello della scorsa notte, con il tunisino ripetutamente colpito in mezzo alla piazza con calci e pugni. Anche quando era terra ormai privo di conoscenza. Ma tra chi conosce i tre giovani, i dubbi sono pochi: per tutti non si tratta di persone violente o che vanno in cerca di risse.
I COMMENTI E I SOCIAL

«Hanno agito perché esasperati - è il commento che ripetuto da alcuni conoscenti dei tre ragazzi non sono dei violenti, non hanno mai avuto problemi». Sui social, dove la notizia è girata, a commento del video pubblicato da Il Gazzettino, sono comparsi post che danno ragione ai ragazzi, tipo Hanno fatto bene e Se l'è cercata. Nei confronti dei tre, l'accusa contestata è di lesioni personali gravissime in concorso. Un'ipotesi di reato potrà però variare in base alle condizioni cliniche del ferito che viene considerato dai sanitari in pericolo di vita.
Giuseppe Babbo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino