Per un anno e mezzo ha accuratamente evitato di recarsi al pronto soccorso per non dover denunciare quanto accadeva tra le quattro mura di casa. Subiva in silenzio minacce e...
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Era stata ospitata in una comunità di accoglienza mentre il figlio sedicenne, su disposizione del Tribunale dei Minorenni di Venezia, era stato indirizzato in un'altra struttura. Il quarantenne non ha però accettato di buon grado la separazione dai familiari. Nonostante i divieti imposti dai servizi sociali del Comune di residenza, G.B. ha iniziato a tempestare di telefonate il figlio. L'avrebbe minacciato di rapirlo e di portarlo con sè in Romania se non gli avesse rivelato dove era nascosta la madre. Voleva riprendere i contatti con la moglie per convincerla a tornare a casa. Il ragazzino sarebbe stato terrorizzato e minacciato di morte anche nel corso dei colloqui protetti. Per non farsi capire l'uomo si esprimeva in romeno. Ad un certo punto il ragazzo è stato costretto a cambiare la propria utenza telefonica cellulare e ad uscire dalla comunità soltanto se accompagnato da un educatore, per evitare brutti incontri. Proprio per il concreto pericolo di reiterazione dei reati di maltrattamenti in famiglia e stalking, il sostituto procuratore Giorgio Falcone ha sollecitato il gip, su esplicita richiesta del difensore della donna, l'avvocato Pierilario Troccolo, ad emettere una misura cautelare nei confronti del quarantenne. Il provvedimento del giudice Margherita Brunello è stato notificato all'indagato nei giorni scorsi. G.B. ha il divieto di avvicinarsi, ad una distanza inferiore ai cinquecento metri, alle due comunità di accoglienza in cui risiedono la moglie, che ha nel frattempo avviato le pratiche per la separazione, e il figlio. Qualora non le rispettasse rischierebbe di finire in carcere. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino