Bolelli al Marco Polo «Il futuro non dipende dagli altri, riscopriamo il senso dell'impresa»

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(vmc) La convinzione è salda: il futuro non è più quello di una volta e mettersi costantemente in gioco ha del meraviglioso, attraverso la costruzione del senso di sé, il...

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(vmc) La convinzione è salda: il futuro non è più quello di una volta e mettersi costantemente in gioco ha del meraviglioso, attraverso la costruzione del senso di sé, il materiale più prezioso che una persona possa avere. Ancora una volta Franco Bolelli non ha deluso le aspettative. Terzo relatore di punta de I Futuribili, il festival organizzato dal liceo Marco Polo nell'ambito del progetto Civesta, il filosofo e scrittore si è confrontato l'altroieri con il capocronista del Gazzettino, Davide Scalzotto e il libraio della Toletta, Giovanni Pelizzato, sul tema: Slancio vitale e nuove rivoluzioni. Sentimenti e passioni per il nuovo mondo.

Bolelli - scrittore, opinionista e filosofo - è passato dall'analisi della vita di coppia («dove combinare la passione con il quotidiano è possibile, a condizione che la si nutra giorno per giorno e gesto per gesto»), ai ricordi del suo incontro con il campionissimo Michael Jordan («uomo d'intelligenza imbarazzante»), catturando l'attenzione degli studenti ed evidenziando la necessità di «pensare vitale» ed essere artefici del proprio destino, «perché nonostante i suoi problemi il mondo attuale è meraviglioso, e i processi di trasformazione offrono ai giovani possibilità di scelta senza precedenti». Bolelli ha sottolineato che «il cambiamento ha coinvolto anche i processi mentali: oggi si è più globali e connettivi, si tende a unire ciò che un tempo si teneva separato». E spronando i giovani a non aver timore a farsi da sé, ha spiegato che «non è più la società e quello che ci sta intorno a fornire soluzioni, ma queste ultime vanno cercate in primo luogo in noi stessi e nelle nostre potenzialità». Altro cavallo di battaglia, il rapporto tra uomo e donna inteso come superamento degli stereotipi e riscoperta degli archetipi, così come evocato nel recentissimo +Donna, +Uomo, scritto con la moglie Manuela Mantegazza. «Guai a demolire il femminile e il maschile, che vanno reinterpretati e reinventati ha ammonito Anche a questo livello va sconfitta la mente binaria, ideologica, che vede tutto bianco o nero. Ma la vita a due richiede sempre e comunque slancio e passione. Rimane un lavoro duro, e costituisce la nostra impresa più grande».
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Il Gazzettino