Il calcio mondiale non ha avuto il coraggio di cambiare. E, così, le elezioni presidenziali della Fifa l'ha vinte per la quinta volta in serie Joseph Blatter, del tutto...
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Ha trionfato ancora il gattopardismo di Blatter. E di certo continueranno a trionfare le opacità, gli abusi, le ruberie, i passaggi a vuoto del diritto. È stato così finora: perché dovrebbe cambiare? Sepp dominerà l'Onu del calcio fino al 2019, fino all'età di 83 anni. Incrollabile, irridente, non smetterà di esibire il suo andare, foderato di un'arroganza che non conosce dubbi e, anzi, si pretende intoccabile. Per una notte Michel Platini, il capo della Uefa, si è speso allo stremo per promuovere Al Hussein, ma non è riuscito a canalizzare un numero sufficiente di preferenze. A ben vedere, però, 73 voti non sono un'inezia, considerando che la Uefa ne poteva esprimere al massimo 53. E non va dimenticato che la Russia, la Spagna, perfino la Francia, oltre che l'Africa, l'Asia e l'America in blocco, hanno tutti appoggiato Blatter. Quanto all'Italia, almeno ufficialmente il presidente federale Carlo Tavecchio si è uniformato alle indicazioni di Platini. «Sono orgoglioso della Uefa», ha sussurrato Michel. Il voto però era segreto: e chissà. Al di là dei proclami, a Zurigo è affiorata una realtà ben più eloquente: il pianeta del pallone era chiamato (se non obbligato) a spedire un segnale vivace e, invece, giusto il 35% degli elettori ha avuto la forza d'animo di provare a lavorare nell'orizzonte del rinnovamento. Fedele al suo modo di abitare il calcio, Blatter è riuscito nell'acrobazia di passare una mano di stucco sulle crepe che si erano allargate lungo i contorni della propria immagine. D'altronde aveva allestito una base di elettori tanto solida quanto cieca: ed è chiaro che molti abbiano avuto paura delle possibili ripercussioni, come tanti si siano sdebitati delle attenzioni ricevute. L'apice dell'attrito tra l'attualità e il «modus operandi» di Blatter lo si è raggiunto, abissale, nel momento della rielezione. Parole vuote, sintassi incerta, qualche risatina, un discorsetto da insulto all'intelligenza degli appassionati. «Grazie. Sapete, mi piace il mio lavoro, ma non sono perfetto. Non toccheremo i Mondiali. Dio ci aiuterà a riportare in auge la Fifa. Tra quattro anni lascerò. Let's go Fifa!». Segnata addirittura da un allarme bomba, la giornata ha vissuto l'istante più alto nel minuto di silenzio dedicato alle vittime dell'Heysel. Un minuto, a toccare il cuore.
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Il Gazzettino