"Banda degli zainetti" chiesto il processo per quattro giovani

"Banda degli zainetti" chiesto il processo per quattro giovani
I quattro si accanivano sugli studenti tra Prato della Valle, le riviere, le piazze, in zona Eremitani, alla Stazione e sugli autobus. Rapine, estorsioni e spaccio di droga. Il...

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I quattro si accanivano sugli studenti tra Prato della Valle, le riviere, le piazze, in zona Eremitani, alla Stazione e sugli autobus. Rapine, estorsioni e spaccio di droga. Il pubblico ministero Francesco Tonon ha concluso l'inchiesta sulla "gang degli zainetti". E chiede il rinvio a giudizio di quattro giovinastri, tra i 20 e i 18 anni, che i carabinieri della compagnia per mesi non hanno mai perso di vista. Agli arresti domiciliari sono Luigie Villaluna Abanico Alexander, vent'anni, filippino, residente in città, e Ahmed Haji, italo marocchino, pure ventenne, anche lui residente in città. Filippo Eotondi, diciannovenne, ha l'obbligo di dimora in città. Hamsa Harmase, diciottenne, è solo indagato a piede libero.

L'operazione "Dirty gang" aveva avuto inizio nel gennaio scorso, quando una pattuglia dei carabinieri, in piazza Stazione, aveva incontrato un ragazzo, visibilmente alterato, il quale aveva confidato agli investigatori di essere da tempo bersagliato di angherie e atti di bullismo da parte di alcuni ragazzi poco più grandi di lui. Era la prima vittima della gang. A ridosso delle vacanze natalizie, lo studente aveva acquistato dello stupefacente da due individui, poi identificati in Abanico e Haij. Per questo era stato aggredito e privato dello zaino con i libri di scuola. Ma la punizione esemplare non si era fermata lì. All'indomani del primo avvertimento, altro pestaggio della banda che aveva preteso il doppio della somma dovuta.

Solo a questo punto il ragazzo si era deciso a chiedere aiuto alla famiglia. Il giorno dopo aveva incontrato i tre a cui aveva consegnato i soldi. Si era fatto però accompagnare dal nonno, rimasto in disparte all'appuntamento ma pronto a difendere il nipote. Circostanza che non lo aveva messo al riparo del branco, tornato all'assalto qualche giorno più tardi, con l'intento, riuscito, di portargli via il giubbino, in seguito restituito insieme ai libri. Nel capo di imputazione dei giovanotti anche una rapina con il coltello avvenuta il 6 febbraio scorso ai danni di un minorenne al quale avevano sottratto 30 euro, un pacchetto di sigarette e una cassa acustica. Undici giorni dopo la replica, sebbene la vittima fosse in compagnia di altri amici. Erano riusciti a rapinarlo di una modesta somma di denaro e anche di uno smartphone. In base alle descrizioni fornite dalle giovani vittime, i carabinieri sono riusciti a risalire ai due ventenni, peraltro già finiti nei guai in passato per rapina. Ragazzi allo sbando, studi mai terminati, nonostante entrambi con alle spalle una famiglia di lavoratori ben inserita nel tessuto sociale. Però a casa di Ahmed Haji i carabinieri hanno trovato una pistola scacciacani priva del tappo rosso, completa di caricatore, 5 cartucce, e un coltello a serramanico. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino