Ha vinto il «figlio di profughi» (lui stesso si definisce così) nell'Austria che ha dominato la scena europea in queste settimane per la dichiarata volontà di un muro...
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E anche se il presidente austriaco ha più o meno i poteri di quello italiano (nomina il capo del governo e i ministri) ma viene scelto con l'elezione diretta, questo voto è stato particolarmente sentito dalla popolazione. Quando fu confermato nel 2010 il socialdemocratico Heinz Fischer come presidente, a votare fu il 52,3% degli austriaci: anche se Fischer riconquistò il mandato per sei anni già al primo turno, con quasi l'80% delle preferenze. Questa volta, l'affluenza è stata del 72,6%. Con una divisione dell'elettorato: gli austriaci delle campagne hanno preferito Hofer, quelli della capitale Vienna e gli elettori per posta, quindi chi vive all'estero (anche se poi ha votato per corrispondenza anche chi era in Austria, ma in un comune diverso da quello di residenza) hanno scelto in prevalenze Van der Bellen.
Van der Bellen è figlio di un russo che ha sposato una estone, e si definisce «figlio di profughi» perché come richiedente asilo la sua famiglia - di lontana origine olandese - raggiunse l'Austria, dopo l'invasione dell'Estonia da parte della Russia. Era il 1940. Cittadino austriaco da quando ha 14 anni, docente alla facoltà di Economia pubblica dell'Università di Innsbruck, in politica è stato socialdemocratico e poi verde. Guidò il partito dal 1997 fino al 2008, si dimise dopo una sconfitta elettorale, ed è stato parlamentare fino al 2012. Ma parlamentare verde è sua moglie, Doris Schmidauer, sposata in seconde nozze poche settimane prima di candidarsi da solo.
Le dichiarazioni di Van der Bellen, a risultato acquisito, brillano di equilibrio. «Da presidente mi metterò a servizio di tutti gli austriaci» e fin qui siamo nell'ovvio. Ma poi ha aggiunto: «Inizierò da subito a riconquistare la fiducia degli elettori di Norbert Hofer, al quale va il mio rispetto».
E Hofer? Ammette la sconfitta con sobrietà: «Mi sarebbe piaciuto prendermi cura di questo bel Paese. Vi resterò comunque fedele» ha scritto sulla sua pagina Facebook. Ma il peso di quanto avvenuto non sfugge agli altri attori europei. «Ognuno deve trarne una lezione in Europa» commenta Manuel Valls, primo ministro francese, non nascondendo il suo «sollievo». Dalla Germania, Thomas Opperman, capogruppo socialdemocratico al parlamento, in mattinata, quando non si conosceva ancora il risultato definitivo, avvertiva: «Quello austriaco è già un risultato scioccante».
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Il Gazzettino