Astaldi vende l'ospedale di Mestre

Astaldi vende l'ospedale di Mestre
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INFRASTRUTTURE
VENEZIA Astaldi nell'agosto dell'anno scorso aveva fatto il colpaccio comprando la quota di Mantovani (23,4%) e conquistando la maggioranza della società di gestione dell'Ospedale all'Angelo di Mestre. Oggi, pressato dai debiti con le banche, il gruppo romano mette in vendita entro l'anno la sua partecipazione per 50 milioni. E non solo. Il piano di dismissioni che apre la strada all'entrata nel capitale dei giapponesi di Ihi prevede la vendita di altri gioielli della corona di Astaldi come il terzo ponte sul Bosforo a Istanbul. Tutto questo fa parte del piano strategico 2018-2022, sostenuto da una manovra finanziaria complessiva di oltre 2 miliardi, varato mercoledì dal consiglio di amministrazione insieme ai risultati del primo trimestre.

ACCORDO STRATEGICO
L'aumento di capitale e l'accordo strategico con Ihi sono connessi, perché i giapponesi parteciperanno alla ricapitalizzazione con 112,5 milioni e all'esito dell'operazione verranno a detenere il 18% del capitale e il 13% dei diritti di voto mentre il controllo del general contractor resterà nelle mani della famiglia Astaldi, a cui farà riferimento il 50,2% dei diritti di voto. «Facciamo qualcosa di diverso, portiamo questa collaborazione ad un livello superiore», ha sottolineato il presidente Paolo Astaldi. Il gruppo Ihi «è il partner giusto, è serio e di lungo periodo ha qualità che integrano i nostri prodotti. La presenza loro sui mercati è complementare alla nostra e ci consentono di entrare su mercati dove non siamo presenti e viceversa». Per l'aumento di capitale i due partner di Astaldi si impegnano per 159 milioni complessivi di cui 46,5 milioni da parte della famiglia azionista di maggioranza. Per la cessione della concessione di Astaldi sul terzo ponte sul Bosforo il gruppo si aspetta di ricevere le offerte vincolanti entro giugno. Astaldi stima di incassare dalla cessione 350 milioni entro quest'anno. Altra vendita prevista per quest'anno è quella dell'ospedale di Venezia-Mestre con un introito di 50 milioni. La cessione riguarda la partecipazione che Astaldi detiene nella Veneta Sanitaria. Dalle dismissioni previste dal piano al 2022, Astaldi conta di reperire in totale risorse per circa 790 milioni. Intanto il primo trimestre dell'anno si è chiuso con un utile netto pari a 17,3 milioni (-31,1%), ricavi totali a 604 milioni (-7,3%) e nuovi ordini per 646 milioni.
L'ospedale all'Angelo di Mestre è una delle opere più tormentate del Nordest. Il 22 novembre 2002 viene costituita la società Veneta Sanitaria Finanza di Progetto formata dall'Ati che ha vinto il bando di gara per la realizzazione dell'attuale ospedale. La società gestirà anche per 24 anni l'ospedale per quanto riguarda la manutenzione, i negozi, la ristorazione e altri servizi. I lavori in finanza di progetto, a cura di Astaldi, Mantovani, Mattioli, Gemmo, Cofathec e Studio Altieri, dal costo preventivato di circa 220 milioni di euro, si sono conclusi nel 2008 lievitando alla fine a 238 milioni. A fine del luglio scorso Astaldi ha comprato il 23,4% delle quote di Veneta Sanitaria, di cui deteneva già il 37%, salendo quindi al 60,4%. Allora in pole position per l'acquisto delle quote - sia quelle di Mantovani che di Astaldi - sembrava esserci il fondo Equitix Italia (controllato dall'inglese Equitix III), che ha comprato una partecipazione nel project del polo ospedaliero Santorso nel Vicentino proprio da Mantovani. Con la costruzione in project financing dell'ospedale di Mestre - una delle ultime infrastrutture dell'era dell'ex doge Giancarlo Galan - i soci di Veneta Sanitaria erano pronti a incassare fino al 2033, quando scadrà la concessione dell'ospedale, un canone annuo di 64,5 milioni.
CANONE MILIONARIO

Erano 71,5 fino al 2016 ridotti del 10% in seguito alla battaglia legale intrapresa dall'Asl che si era conclusa dopo un lungo e articolato lodo arbitrale. Veneta Sanitaria Finanza di Progetto nel 2017 ha registrato un fatturato di 60,3 milioni e un utile di 6,5 con 147,4 milioni di passività e un patrimonio netto di 27,1 milioni.
Maurizio Crema
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Il Gazzettino