Anni di progetti, tavoli, annunci di stanziamenti, poi nulla

Anni di progetti, tavoli, annunci di stanziamenti, poi nulla
IL RITARDOBELLUNO Se lo sbocco a nord è la priorità per la sopravvivenza della provincia e la lotta allo spopolamento, sono tante le opere infrastrutturali mai realizzate di cui...

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IL RITARDO
BELLUNO Se lo sbocco a nord è la priorità per la sopravvivenza della provincia e la lotta allo spopolamento, sono tante le opere infrastrutturali mai realizzate di cui si parla da tempo. In particolare la ferrovia ha impegnato e continua a impegnare un gran numero di tavoli, soprattutto dei professionisti chiamati a redigere studi di fattibilità. Quello più gettonato, ai primi degli anni 90, fu il binario unico Calalzo-Dobbiaco, con linea elettrificata, del costo di mille miliardi di vecchie lire, da realizzare in tre anni. Arrivando ai giorni nostri, il progetto è tornato di attualità sotto il nome Treno delle Dolomiti a cura della Regione Veneto. Il vero rischio resta però il binario morto.

IL PROGETTO
Anche di Trento delle Dolomiti si parla da anni. La provincia è ancora indecisa tra tre tracciati e proprio mentre la Regione stava elaborando uno studio di fattibilità per dire quale fosse il migliore ne è spuntato un quarto che passa per l'Agordino. C'è in campo anche la quinta ipotesi, quella di una monorotaia. E non è escluso che con il passare del tempo possano arrivare anche altre idee. Condannate, probabilmente, a rimanere tali ancora a lungo.
IL LIBRO DEI SOGNI

Poi le altre opere, che non sarebbero potute entrare nel Recovery plan, ma che da anni fanno parlare in provincia. E basta. Perché restano nel libro dei sogni. L'anno 2019 avrebbe dovuto essere quello del completamento della famosa superstrada della Valbelluna. Un colosso da 500 milioni di euro che avrebbe dovuto partire da Cadola di Ponte nelle Alpi per toccare Anzù di Feltre attraverso un zigzagare di tunnel e ponti (ben 7) che avrebbero consentito di canalizzare su una strada a scorrimento veloce tutto il traffico della Valbelluna, togliendolo dai paesi. Poi il gioco delle tre carte anche la variante di Longarone. L'amministrazione De Cesero, nei primi anni del 2000, annunciò che l'Anas aveva messo a disposizione 52 milioni di euro. Sembrava fatta. Nel tempo poi sparisce tutto. È il 2010 quando ancora l'assessore regionale Chisso, annuncia che la giunta regionale ha stanziato 20 milioni di euro per un ponte sul Piave che connetta la destra alla sinistra Piave tra Sagrogna e San Pietro in Campo (Veneggia), ma anche questo sogno finisce presto. Infine anche il fronte dei collegamenti a nord è costellato di iniziative. Ma quello più attuale è il raccordo A27-A23, attraverso il Centro Cadore e la Carnia. Il progetto, che ha ottenuto il via libera ambientale, si trova parcheggiato a Roma da una decina d'anni.
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Il Gazzettino